LA REPUBBLICA (L. D'ALBERGO) - Dagli uffici dell’avvocatura capitolina alla scrivania della sindaca. L’attesa è finita. Da ieri Virginia Raggi ha un’arma in più: il parere sul nuovo stadio della Roma firmato dai legali del Campidoglio ora rappresenta il proverbiale asso nella manica per l’inquilina di Palazzo Senatorio e tranquillizza la sua maggioranza. Perché il documento in mano alla prima cittadina ricalca in larga parte quello già firmato dal presidente onorario della Corte di Cassazione Ferdinando Imposimato: senza correre alcun rischio, senza esporsi a pericolosi (e costosi) contenziosi con l’As Roma e il costruttore Luca Parnasi, il Comune può ancora rimodulare o annullare la delibera con cui l’amministrazione Marino nel 2014 ha dichiarato di interesse pubblico il progetto di Tor di Valle passando per il consiglio comunale. Vietata, invece, la revoca con un atto di giunta.
Ripartirà da qui, allora, la trattativa con i proponenti. Attesi al confronto finale questo pomeriggio in Campidoglio, dovrebbero portare al tavolo una revisione “green”, con un taglio delle cubature vicino al 25 per cento del totale e una serie di modifiche riguardanti i materiali e le tecniche realizzative, da mostrare ai 29 consiglieri pentastellati. Appuntamento alle 17, con la speranza di poter arrivare ancora a un accordo. Ieri i contatti — al netto del «no» a Tor di Valle sparato dal garante del M5S Beppe Grillo mercoledì sera — sono andati avanti per tutta la giornata con l’obiettivo di arrivare all’agognata stretta di mano.
Se poi la trattativa dovesse saltare, il Comune si sente sicuro: i pareri, interni ed esterni, collezionati nelle ultime settimane fanno dormire sonni tranquilli. Anche in caso di annullamento del pubblico interesse dichiarato dalla precedente giunta piddina: nessuna penale. A quel punto - è questa l’idea che stuzzica parte della maggioranza - via a una possibile trattativa bis con una nuova location. «È quello che andiamo ripetendo da settembre», spiega una delle consigliere della ciurma grillina. «La zona dietro la stazione Tiburtina non mi dispiacerebbe», chiosa un collega. Sognando uno stadio nella città, già collegato con metro e bus.
Un sogno, appunto. Perché ieri, uscendo dall’hotel Forum, il deputato 5S Carlo Sibilia si è piuttosto sbilanciato: «Lo stadio si farà, sono in corso riunioni per trovare le soluzioni». E perché la trattativa (taglio delle cubature, rimodulazione delle opere pubbliche e riperimetrazione dell’area dell’intervento) andrà avanti fino all’ultimo minuto disponibile. E anche oltre: il Campidoglio, rappresentato anche dall’avvocato Luca Lanzalone al tavolo con As Roma e costruttori, è convinto che sarà il club di capitan Totti a chiedere un’ulteriore proroga della conferenza dei servizi. La chiusura prevista per il 3 marzo, tra una settimana, potrebbe quindi slittare complice il ricorso al Tar che la società giallorossa potrebbe essere costretta a presentare per superare il parere con cui la Soprintendenza ha blindato l’ex ippodromo di Tor di Valle. La partita, vicina al fischio finale, poi sarà tutta nelle mani di Virginia Raggi: «La deciderà la sindaca». Parola del premier in pectore grillino Luigi Di Maio.