IL MESSAGGERO (A. ANGELONI) - Stavolta il via risale al derby dell'andata, quando la Roma si era trovata a gestire l'assenza di uno dei suoi uomini migliori, ovvero Salah. Momo si era infortunato nella settimana del derby, Spalletti ha alzato Peres, ha stretto i tre centrali e ha puntato su Emerson Palmieri dall'altra parte.
LA PROVA GENERALE In realtà, qualche prova generale c'era già stata a Napoli: quel giorno, vittoria anche al San Paolo, mancava Strootman e c'era Paredes al suo posto. Contro Sarri, Lucio, ha utilizzato la formula ibrida del 3 e mezzo, con Florenzi da una parte e Perotti a fare il cursore a sinistra, e proprio per la presenza di Diego forse quel sistema di gioco andava e va (ri)letto come 4-2-3-1. Ma qualcosa si stava muovendo. Nel tempo le cose sono cambiate del tutto: da quel derby c'è stata la fase senza Momo e quella con Momo, la Roma prima e post Coppa d'Africa, senza alterare il rendimento: punti, tanti, e gol incassati, pochi. Facciamo il confronto tra l'undici anti-Napoli (Szczesny; Manolas, Fazio, Juan Jesus; Florenzi, Paredes, De Rossi, Perotti; Nainggolan; Salah, Dzeko) e quello anti Lazio (Szczesny; Rudiger, Fazio, Manolas; Peres (dal 47' s.t. Jesus), De Rossi, Strootman, Emerson; Nainggolan; Perotti, Dzeko). Quella che ha battuto la Lazio ha trovato le sue certezze con il passare del tempo, a farne le spese gli attaccanti, un po' El Shaarawy, un po' anche Perotti, che per Spalletti è sempre un indispensabile. E non parliamo poi della sfida con l'Inter: out Emerson, dentro un altro centrale. Conta l'equilibrio, dunque, pur mantenendo l'efficacia in fase offensiva. Questa, oggi, è una Roma affidabile. Seria.
TERZINI ELASTICI L'assenza di Salah ha lanciato definitivamente Peres come esterno alto di destra, così come Emerson Palmieri dall'altra parte. Con loro, la Roma trova la spinta in fase offensiva e due terzini in fase difensiva, che aggiungendosi ai tre centrali, vanno a formare una difesa a cinque. Elastica. Nainggolan fa il doppio lavoro di raccordo, su e giù per il campo, con Dzeko riferimento centrale offensivo e trequartista dai piedi vellutati. Strootman e De Rossi fanno il resto. I due equilibratori. Senza Salah c'era Perotti, con Salah c'è non c'è l'argentino. Rispetto al vecchio sistema, l'egiziano deve giocare un po' più vicino a Dzeko, senza tappare la strada a chi gli gioca alle spalle, cioè Peres. Momo alla fine fa l'ala, la seconda punta, partendo da una posizione di trequartista al fianco di Nainggolan.
L'ECCELLENZA I risultati sono stati eccellenti sia con Salah sia con Perotti o El Shaarawy. Solo in un'occasione, Spalletti ha dovuto cambiare modulo e tornare al vecchio 4-2-3-1, a Torino con la Juventus, quando non aveva a piena disposizione né Peres né Salah, entrambi infortunati. Giocò Gerson alto a destra e ancora ne parliamo. Fu una specie di mutazione genetica cominciata male e finita peggio. Le sconfitte, da quel derby in poi, sono arrivate sempre quando Spalletti ha cambiato: oltre a Torino, la Roma è caduta a Genova contro la Sampdoria (Vermaelen al posto di Manolas) e con il Villarreal all'Olimpico (turnover naturale, otto cambi, ma per via del risultato acquisito all'andata). In questo tour de force, Lucio ci penserà bene a stravolgere certi equilibri metabolizzati. Piccoli cambi ma il modulo resta intoccabile. Perché anche grazie a questo, Spalletti ha battuto il record di punti messo nel 2006, quando nelle 26 partite di campionato aveva realizzato 56 punti. Quest'anno sono 59. Ah, se quel 3-4-2-1 fosse arrivato prima...