LA REPUBBLICA (M. PINCI) - Due settimane d’inferno con appena tredici uomini da spendere. E spremere. La “maledetta” Europa League, unico trofeo continentale mai vinto da un’italiana, dopo aver rigettato Inter e Sassuolo promette vita durissima alle due rimaste in corsa, Fiorentina e Roma. In particolare, per Nainggolan e soci, il viaggio europeo inaugurerà il periodo più intenso della stagione: il Villarreal, stasera al Madrigal e tra sette giorni all’Olimpico, in mezzo il Torino. E poi l’Inter, il primo derby di coppa Italia e il Napoli. Sedici giorni, sei gare – una ogni 72 ore – con 3300 chilometri da percorrere: e passando il turno sarebbe anche peggio. Inevitabile che Spalletti faccia il conto degli uomini a disposizione, ma alle sue spalle la panchina è cortissima. Lui, l’ha detto, per restare vuole vincere: così mentre il suo nome finisce ufficiosamente nella short list della Juventus per l’eventuale dopo Allegri insieme a quelli di Paulo Sousa e di Jardim del Monaco, la squadra si gioca in poco più di due settimane le chance di vincere un trofeo. Con la miseria di 13 “titolari” da ruotare. Nemmeno il tecnico si nasconde: «Tutti hanno le qualità per sostituire i titolari – riconosce – ma l’handicap è che alcuni hanno giocato meno e sono meno pronti». La stagione ha certificato che, per utilizzo, gli uomini di cui il tecnico romanista può fidarsi ciecamente sono il terzetto di difesa Rüdiger-Manolas-Fazio, i centrocampisti De Rossi, Strootman, Nainggolan e Paredes. Poi Peres ed Emerson come laterali e le punte Salah, Dzeko, Perotti, El Shaarawy. Tredici giocatori di movimento su cui graverà il peso di due settimane di gare, con Juan Jesus e Vermaelen, Mario Rui e Grenier comparse di lusso. In Spagna potrebbe riposare Dzeko: «Senza siamo anche più imprevedibili».
Certo non aiuterà l’allenatore il nuovo stop di Florenzi: domani sarà operato al crociato se la visita a Villa Stuart confermerà il timore di una nuova lesione al legamento ricostruito a ottobre. Colpa, è la voce che circola a Trigoria, di un rientro “record”, che forse non ha tenuto conto dei tempi necessari dopo un intervento tanto delicato. «Il rischio che questo trauma abbia creato delle complicazioni c’è – spiega l’allenatore – e ora mi servirebbe uno come Florenzi, a destra ho solo Peres». Anche per questo nei giorni scorsi lo staff tecnico aveva provato a frenarlo: senza fortuna.
Spera di non frenare più la Fiorentina: in casa del Borussia Mönchengladbach, Sousa si gioca – con il ritrovato Kalinic e Tello al posto di Chiesa – l’occasione di salvare una stagione deludente. E tradurre quel calcio seduttivo che in due anni gli è valso giusto qualche applauso in risultati concreti. Oltre a spendersi le credenziali per meritare la chiamata della Juventus: quasi un derby a distanza con Spalletti. Altro che la noia della serie A.