IL TEMPO (M. GASPARRI) - Le Olimpiadi? No! Lo stadio della Roma? No! La Raggi vede Roma evidentemente dal tetto del Campidoglio dove, conversando con i suoi stretti collaboratori, nell'illusione che le sue presunte malefatte rimanessero ignote, vuole condannare la Capitale alla morte per inedia. Giustamente alcuni esponenti del mondo dell'imprenditoria romana hanno collegato l'annuncio di chiusura della sede romana di Sky al no alle Olimpiadi. Di divieto in divieto, il declino della Capitale sarà inesorabile. Si potevano fare delle osservazioni sul progetto di stadio presentato dall'A.S. Roma: troppo elefantiaco, troppo cemento, troppe cose da chiarire. Questo lo penso anche io. Ma il no totale crea una serie di danni. Le moderne squadre di calcio hanno bisogno di stadi di proprietà per proiettarsi in maniera forte e autorevole sulla scena internazionale. E la città di Roma ha bisogno comunque di una prospettiva, di una possibilità di crescita. Invece la Raggi sa solo ripetere no! Di questo passo la città, che è già in profonda crisi, finirà per morire. Non ci sono più le grandi imprese che investono sul territorio offrendo lavoro e creando indotto.
Da ultima Almaviva fa millecinquecento licenziamenti. Il commercio va a scatafascio, il richiamo turistico diminuisce e anche i tifosi sono privati di prospettive. Nel frattempo all'Olimpico rimangono delle barriere che finalmente potrebbero essere abbattute per far tornare il pubblico a rendere più calorose le partite interne dei Giallorossi. La Raggi, insomma, dicendo a qualsiasi evento tranne che al fratello di Marra, prima assumendosi le responsabilità, poi dando le colpe agli altri. Prima dicendo che Marra non poteva essere messo in discussione altrimenti se ne sarebbe andata lei, poi dicendo, da quando sono scattate le manette, che Marra è uno dei ventitremila dipendenti del Comune di Roma. E poi c'è la questione del dossier contro il suo allora antagonista per la carica a candidato grillino al Campidoglio, De Vito. Adesso spuntano le polemiche sulla polizza assicurativa che la vede beneficiaria. E come non ricordare l'assessore Muraro costretta alle dimissioni, gli assessori al bilancio che fuggono in serie, il capo di gabinetto che si fatica a trovare. Insomma, un disastro francamente senza precedenti. Non so se ci sono responsabilità penali nella azione della Raggi,questo lo accerterà la magistratura. È certo che siamo di fronte a un caso di drammatica incapacità che sta condannando Roma a un irreversibile declino. È evidente che la Raggi non ha come noi vissuto la sua gioventù nelle curve, vestendo i colori giallorossi tra il popolo di Roma e della Roma, e che con la città non ha alcun legame. E allora gridiamo oggi come ieri Forza Roma. Non solo pensando alla nostra squadra ma anche alla nostra città che non merita un destino così miserevole. Raggi, vattene a casa. È l'ora!