LA REPUBBLICA (M. FAVALE) - L’assessore all’Urbanistica di Roma resta Paolo Berdini. Almeno oggi. Forse anche domani. «Tra qualche giorno saprete», dice sibillino il vicesindaco Luca Bergamo lasciando intorno alle 20 il Campidoglio, dopo una lunga riunione con la maggioranza per sciogliere il nodo delle deleghe dell’urbanista di sinistra, scivolato ormai quasi da una settimana su un colloquio con la Stampa nel quale definiva la sindaca, tra le altre cose, «strutturalmente impreparata». Raggi «sta valutando», dice il deputato “tutor” Adriano Bonafede, a Palazzo Senatorio anche lui, in una giornata che ha visto il via vai anche dei consiglieri regionali Davide Barillari e Gianluca Perilli e di Paolo Pace, presidente di quell’VIII Municipio dove ieri si è registrata l’ennesima rissa interna al M5s. «Rimane tutto come ha detto la sindaca tre giorni fa», conclude Bonafede. E dunque, prima del secondo audio pubblicato sul sito della Stampa, quello in cui Berdini avvertiva il giornalista che «quei due (Raggi e il suo ex capo segreteria Salvatore Romeo, ndr) sono amanti», suggerendogli di scrivere che a riferirlo fosse stata una fonte anonima. Rispetto al weekend, insomma, quando appariva ormai scontata una rapida cacciata di Berdini dalla giunta, va registrata una frenata. Sia perché, nella valutazione che Raggi ha chiesto ai suoi consiglieri del lavoro svolto dall’assessore in questi mesi, c’è qualche esponente della maggioranza che spera che il rapporto con l’ingegnere venga ricucito. Sia perché il nome del sostituto ancora non c’è e la prima cittadina non sembra intenzionata ad assumere su di sé le deleghe a Urbanistica e Lavori pubblici. A maggior ragione in una fase chiave per decidere il futuro del progetto sul nuovo stadio della Roma.
«Berdini finora ha fatto moltissime cose positive e su questo non c’è dubbio», spiegava in mattinata Paolo Ferrara, capogruppo M5S. «Si continua a lavorare, anche con l’aiuto di Berdini», la posizione del titolare del Bilancio, Andrea Mazzillo. Dichiarazioni che lasciavano intendere da subito una sorta di “congelamento” della situazione. E questo, nonostante la lettera di Berdini al Fatto Quotidiano, ieri, nella quale rivendicava il suo ruolo di radicale opposizione alle «colate di cemento» in città e allo stadio a Tor di Valle, «il banco di prova per fermare blocchi di potere che da sempre difendono la speculazione fondiaria e finanziaria a scapito dei diritti dei cittadini». «Continuo a leggere interviste e dichiarazioni — è la reazione della sindaca — sinceramente non so dove trovi il tempo. C’è da lavorare e da lavorare tanto, noi lavoriamo anche fino a notte fonda. Lui sa bene che ci sono dei dossier da portare avanti e per senso di responsabilità nei confronti di Roma e dei cittadini dovrebbe farlo. Poi la pazienza delle persone ha un limite». In serata, al termine della riunione, arriva il voto dei consiglieri che formalizza lo stallo: Berdini resta assessore, seppur dimezzato e silenziato. Un “fantasma” che non sarà oggi alla riunione “politica” sullo stadio della Roma. Con in più l’umiliazione di vedere valutato il suo operato di questi mesi dai consiglieri comunali di maggioranza. «Stiamo facendo una verifica del suo lavoro — afferma Marcello De Vito, presidente del Consiglio comunale — e questo a prescindere dallo spiacevole episodio accaduto». Sotto esame finirà non solo la sua posizione sullo stadio, ma anche l’approccio sui piani di zona e sugli ex Mercati generali. «Lo valuteremo insieme alla sindaca, lei, i consiglieri e i presidenti di commissione. La decisione del gruppo è stata questa», conclude De Vito. La sensazione, però, è che alla base di tutto ci sia la grana di Tor di Valle. Superata quella potrebbe essere più semplice dare il benservito a Berdini e trovare il sostituto che adesso non c’è.