IL FATTO QUOTIDIANO (A. GIAMBARTOLOMEI) - Gestire i biglietti per la squadra più titolata d’Italia, la Juventus, squadra capace di vincere cinque campionati di fila e di competere con le società europee, è un affare redditizio. A ogni partita lo Juventus Stadium è pieno. Sembra quasi ovvio che la criminalità organizzata cerchi - a suo modo - di entrare nel business. A mettere la Direzione distrettuale antimafia in allerta, però, sono state alcune indagini nelle quali, in modo accidentale, non sono emerse soltanto le attività illecite degli indagati, ma anche la loro passione per le curve e il loro interesse ad accaparrarsi biglietti e abbonamenti da rivendere.
QUALCOSA era già emerso, ma doveva essere sembrato un caso sporadico. Il leader del gruppo ultras “Bravi ragazzi”, Andrea Puntorno, viene arrestato il 25 novembre 2014 per traffico internazionale di droga tra l’Albania, la Sicilia e Torino. Le forze dell’ordine lo ritengono vicino ai clan mafiosi di Agrigento, città in cui è nato nel 1977. Nel corso delle indagini emerge che insieme a un altro degli arrestati, Maurizio Albertin, ultras considerato vicino alle “famiglie calabresi”, gestisce col capo ultras anche alcuni abbonamenti per entrare allo stadio. Per i carabinieri erano abbonamenti comprati con denaro del gruppo, intestati a prestanome e ceduti per le partite a prezzi maggiorati. La faccenda si fa più chiara alcuni mesi dopo. Il 9 giugno 2015 due uomini vengono arrestati per l’estorsione ai danni della compagna di Puntorno, Patrizia Fiorillo: da lei volevano una parte dei proventi del bagarinaggio ottenuti da Puntorno. A ogni incontro, ha dichiarato la donna agli investigatori, il marito poteva accumulare quasi 30mila euro da dividere con i “soci”.
LA PROCURA comincia a sentire - sempre come persone informate sui fatti - alcuni responsabili della Juventus. Il 21 luglio 2015 in procura si presenta Alessandro D’Angelo, security manager della società, l’amico d’infanzia del presidente Andrea Agnelli. Ai magistrati della Dda spiega come sono gestiti i gruppi ultras e come vengono venduti gli abbonamenti. Allo stesso tempo gli stessi magistrati stanno portando avanti un’altra indagine avviata dalla squadra mobile di Torino, quella che ha portato all’operazione “Alto Piemonte”con gli arresti del 1° luglio scorso. Dalle intercettazioni emerge l’interessamento di alcuni presunti ‘ndranghetisti legati al clan Pesce-Bellocco nella rivendita di biglietti e abbonamenti della Juventus. “Gli esiti di tale articolata attività di indagine hanno di fatto confermato l’attuale operatività di Dominello Saverio, ma anche del di lui figlio, Rocco, riusciti ad infiltrarsi in un particolare settore economico, quello del calcio, attraverso l’inserimento nell’ambito della tifoseria organizzata della società Juventus Football Club, e della vendita dei biglietti delle partite della predetta squadra, così ottenendo forti guadagni e confermando il proprio potere”, scrivono i pm nel documento con cui chiedono gli arresti dei due Dominello, accusati di associazione mafiosa e tentato omicidio, tra i fondatori del gruppo ultras dei “Gobbi”.
NEL CORSO DELL’INCHIESTA - nella quale non è stato indagato nessun esponente della società bianconera - gli investigatori ascoltano anche alcune telefonate che dimostrano gli assidui contatti tra Dominello jr e alcuni manager della Juve, D’Angelo e Stefano Merulla, il responsabile della biglietteria. Dominello si è fatto sponda tra i gruppi ultras rivali e ha instaurato contatti coi piani alti di corso Galileo Ferraris nonostante i fratelli arrestati per mafia il 27 ottobre 2012. “Ormai hanno paura di me”, dice Dominello al security manager il 7 giugno 2013 parlando degli altri ultras, e poi gli chiede come può rivolgersi all’ad Giuseppe Marotta: “Mi posso permettere di dirgli ‘Direttore quest’anno faccia così, non faccia come l’anno scorso’?”. In un’altra intercettazione è D’Angelo a spiegare al fondatore dei “Gobbi” il rapporto esistente con loro: “Io voglio che voi state tranquilli e che noi siamo tranquilli e che viaggiamo insieme”, dice a Dominello il 21 aprile 2014. Agnelli, nella memoria data alla procura, scrive che “il mantenimento dell’ordine pubblico soggiace a volte a delle necessità che, pur malvolentieri accettato, perseguono uno scopo primario: appunto il mantenimento dell’ordine pubblico”. E aggiunge anche “nessun dipendente Juventus ha mai nutrito il benché minimo sospetto”. Eppure qualcuno qualche dubbio l’aveva avuto: “Ho la percezione –diceva Merulla il 15 gennaio 2014 – che abbia un’influenza abbastanza forte all’interno della curva”. La questione verrà affrontata la prossima settimana dalla Commissione antimafia col comitato “Mafia e manifestazioni sportive”, mentre il senatore di Sinistra italiana Giorgio Airaudo interpellerà il governo per sapere “quali iniziative urgenti intenda assumere per arginare i fenomeni di infiltrazione della criminalità organizzata nelle società sportive”.