IL MESSAGGERO (A. ANGELONI) - Alla fine è molto dispiaciuto per l'occasione persa, perché alla Juve non bisogna mai lasciare troppo spazio, ma quando Spalletti rivive nella testa la partita appena conclusa, capisce che la Roma che ha perso a Torino era un'altra cosa. Questa di Empoli, diciamo, può essere accostata di più a quella uscita sconfitta a Firenze dopo una prova molto buona. E' chiaro, qualche errore in mezzo ci sta e su questo il tecnico dovrà lavorare. «Ci abbiamo messo del nostro, al di là della bravura di Skorupski, bravo portiere e ottimo professionista. Bisognava essere più rapaci, cattivi, concretizzare meglio». Il campo del Castellani non era un granché, questo lo ha notato il tecnico stesso. «L'Empoli, tatticamente, è stata ineccepibile, e il terreno non ci ha aiutati, non riuscivamo a stare in piedi. Le giocate in velocità non ci erano permesse. Non basta essere belli, per vincere certe partite occorre diventare bellissimi. Ma può capitare una volta: se ricapita e non si vince, gli altri scappano. Bisogna stare attenti e non mollare».
IMPRECISIONE Strano ma vero: l'attacco esplosivo della Roma è andato a sbattere contro un muro, proprio nella giornata in cui la difesa non ha preso gol. Ma non c'è solo il portiere avversario, da contare anche molti errori in fase di conclusione e scelta finale, come ha dichiarato lo stesso Lucio, che in terra toscana ha lasciato fin ora quattro punti. «Noi abbiamo cercato di fare la partita e di vincerla, quando poi ci sono capitate delle palle per tirare in porta, o abbiamo sbagliato l'ultimo passaggio o abbiamo tirato male. Abbiamo vinto partite molto più difficili di questa, stavolta è andata male». Spalletti poi spiega il perché Emerson a destra e Ruediger a sinistra. «Mi faceva comodo, io non volevo spingere ma far girare palla, Ruediger non aveva i novanta minuti nelle gambe e non ce la faceva a salire con frequenza. Emerson a destra, con un terzino come Manolas alle spalle, invece è libero di attaccare. Era un po' il disegno che c'eravamo fatti, lasciando la difesa a tre. Paredes? E' un giocatore forte e per questo lo faccio giocare, mentre Strootman non era in condizione, così come Peres. Perotti? Ecco, forse dovevo farlo entrare prima». C'era il rigore su Salah? «A volte il contatto non è sufficiente e secondo me non era da fischiare. L'arbitro ha fatto una partita perfetta, poi magari ci diceva bene e quel rigore ce lo assegnava».