IL MESSAGGERO (U. TRANI) - Spalletti apre la porta di casa e respira intensamente. Entra al Castellani, con attorno le colline che porta nel cuore, e guarda al futuro, anche se il passato ce l’avrà sempre davanti agli occhi: qui è cresciuto da giocatore e ha studiato da tecnico. Nel suo stadio, però, vuol far capire che il campionato avrà la Roma come protagonista. È la conseguenza della notte più lunga e soprattutto del risultato dell’anticipo di Torino: la Juventus ha battuto il Napoli e ha invitato dunque solo i giallorossi alla corsa per lo scudetto. I conti li fanno i 3 toscani: con 1 partita in più, Allegri ha 5 punti di vantaggio su Lucio che precede ancora Sarri di 2. La Roma, senza pensare a quanto è successo allo Stadium, deve andar dritta per la sua strada e centrare il 5° successo di fila. Farebbe l’en plein a ottobre (un anno fa, sempre alla fine dello stesso mese, fu prima da sola per 2 turni: 9° e 10°). Nella circostanza vale per restare in scia della capolista, tornando a meno 2, e diventa anche lo step per preparare lo sprint verso il traguardo volante del 17 dicembre a Torino, dove è in programma lo scontro diretto contro i campioni d’Italia. Oggi e nelle altre 5 gare che precedono la finale d’andata per il titolo, in calendario alla giornata numero 17.
Saranno 4000 i tifosi romanisti al Castellani a soffiare forte nelle vele giallorosse. L’entusiasmo cresce come si è visto a Reggio Emilia per il turno infrasettimanale e il viaggio è agevole. Per la gente e, a guardare la classifica, anche per la squadra. Il match contro l’Empoli penultimo può diventare complicato solo se la Roma lo snobberà. Cioè se sbaglierà l’atteggiamento iniziale, come successo mercoledì nel primo tempo contro il Sassuolo, o come altre volte in passato, quando cali di concentrazione e di attenzione, hanno permesso a formazioni meno attrezzate di ribaltare il pronostico. Spalletti lo ha spiegato chiaramente nello spogliatoio al gruppo e lo ha ribadito in pubblico anche alla platea. Usando concetti di oggi e di ieri: continuità, compattezza, sacrificio, solidità e aggressività. Non fa niente se la formazione di Martusciello ha vinto solo 1 partita (pareggiandone 3) e se soprattutto non è riuscita a esprimersi come nella stagione scorsa con Giampaolo e in quella precedente con Sarri. I giallorossi non devono stare tranquilli perché davanti avranno il peggior attacco d’Europa, solo 2 gol segnati e nessuno su azione. Il paragone non basta per stare al sicuro e trasformare il secondo viaggio stagionale in Toscana nella classica gita fuori porta. Il gap esiste e non c’è la necessità di vantarsene. E l’Empoli non è più quello del campionato scorso, avendo perso qualche giocatore di primo piano.
Spalletti fa bene a dedicare attenzioni solo al suo gruppo. Va sempre sollecitato. In meno di un mese Lucio ha dato un senso al suo lavoro. Adesso la Roma si comporta da squadra, come ha dimostrato nelle partite più importanti, quelle vinte contro l’Inter all’Olimpico (inizio della striscia positiva) e contro il Napoli al San Paolo, ma anche i test più scontati, come l’ultimo casalingo contro il Palermo. Recita da grande, a prescindere dall’avversario. E sfrutta il potenziale offensivo: i 26 gol sono la perfetta sintesi del momento chic. Il miglior attacco del torneo, con Dzeko capocannoniere da 10 reti in 10 gare, si somma all’identità ritrovata. Lucio, pur penalizzato dalla raffica di infortuni, ha limitato la rotazione degli interpreti, soprattutto in campionato. Nel pomeriggio, uscito di scena Florenzi, Ruediger potrebbe partire dall’inizio, anche perché Peres è appena tornato in gruppo. E Paredes, l’ex che qui rimpiangono e tanto, dovrebbe garantire a Strootman (o a De Rossi) una domenica di riposo. Al massimo 2 novità, per non intaccare il copione usato nell’inseguimento alla Juve.