IL MESSAGGERO (U. TRANI) - L'unica volta che la Roma, nelle ultime 31 partite in Europa (66 reti subite, media più di 2 a gara), non ha incassato gol si è presa la qualificazione agli ottavi di Champions e anche la disapprovazione del suo pubblico. Il 9 dicembre del 2015, ancora con Garcia in panchina, va ricordato per il misero 0 a 0 contro il Bate Borisov all'Olimpico. I tifosi giallorossi fischiarono la prestazione e non la promozione. La coincidenza curiosa, a poco più di 8 mesi dal quel pareggio senza reti e al tempo stesso storico, è che martedì sera, sempre in casa, lo stesso punteggio basterebbe ai giallorossi per entrare tra le migliori 32 squadre del nostro continente. Il bis, anche se permetterebbe a Pallotta di tirar fuori lo champagne dal frigo, non è però il caso di farlo diventare l'obiettivo della seconda notte del play off. Meno male che, mercoledì a Oporto, si sono già pronunciati Spalletti, Nainggolan e Dzeko. «Giocheremo per vincere», hanno garantito in coro. L'allenatore è andato oltre: «E faremo divertire chi verrà allo stadio». E ha pure chiesto la massima partecipazione. Appello accorato e comprensibile.
ANCORA FRAGILE Martedì non sarà certo una passeggiata. Giusto, dunque, considerare troppo rischiosa, dopo aver pesato la prestazione all'Estadio do Dragao, la scelta di puntare allo 0 a 0. Perché la Roma di oggi è come quella di ieri. Vulnerabile sui lati. Dove è evidente l'assenza di terzini di ruolo. Non lo sono Florenzi e Juan Jesus. Chissà se un giorno lo sarà Emerson. Che, intanto, non può fare la scuola guida in Champions. I colleghi di Spalletti, in Italia e ormai anche all'estero, sanno insomma dove andare a colpire i giallorossi. I gravi infortuni a Ruediger, utilizzabile anche a destra, e a Mario Rui, titolare a sinistra, hanno solo aggravato la situazione già in partenza deficitaria. L'acquisto di Bruno Peres, capace di giocare su entrambe le fasce e disponibile per il debutto in campionato domani contro l'Udinese all'Olimpico (arbitro Di Bello), aiuta almeno ad affrontare l'emergenza. Tra quattro giorni, nella gara di ritorno contro il Porto, mancherà pure Vermaelen. Non è scritto che si passi però alla difesa a 3. Quindi il nuovo arrivato (o Florenzi) può finire a sinistra nella linea a 4. Perché al centro, accanto a Manolas, è probabile che tocchi ancora a Juan Jesus, come dopo il rosso a Vermaelen. Fazio, per il tecnico, va meglio per la formula 3 che è più utile in corsa. A Oporto è servita per rischiare meno nel finale. L'ultimo terzino della serata è stato Nainggolan. Partito trequartista, ha chiuso lì dietro, a destra. Non serve aggiungere altro.
SENZA SCELTA La difesa, pure se al momento scarseggiano gli esterni bassi, prima di Natale sarà numericamente più attrezzata, cioè quando torneranno Ruediger e Mario Rui. Lo stesso discorso non vale invece per il centrocampo. Il reparto, proprio contro il Porto, ha dimostrato di dare garanzie. Promosso, dunque, il lavoro di De Rossi, Strootman e Nainggolan. A loro si è unito Paredes: ottimo l'impatto nella fase cruciale del match. Ma il giovane regista, come ha spiegato Spalletti, è uomo mercato. E, quindi, destinato ad andar via. Per prendere Borja Valero, più esperto in quel ruolo, e mettere qualche milione nel forziere giallorosso. Se parte Paredes, un rinforzo non basta. Anche perché Gerson, investimento da 17 milioni, ha iniziato l'avventura in tribuna. Acerbo per la Champions. E, per l'allenatore, ancora da svezzare. Lucio, invece, vuole interpreti pronti. Che sappiano gestire il match con il possesso palla e non con la verticalizzazione forzata. E' l'appunto girato mercoledì ai centrocampisti. Mirato quanto il rimprovero a Manolas e Vermaelen per quei gialli di troppo.