La Roma strappa a Oporto un pari con gol, e la rete in trasferta nelle coppe ha grosso peso specifico. La Roma è partita sparata, con cipiglio e puntiglio. Spalletti ha disorientato il Porto piazzando Nainggolan alle spalle di Dzeko, con funzioni di disturbo nei confronti di Danilo Pereira, il metronomo dei portoghesi, e con ampia facoltà di inserimento una volta riconquistata palla. Nei primi quaranta minuti il Porto si è ritrovato imbambolato alle corde, con la Roma signora e sovrana. E qui però bisogna muovere i primi appunti: tanta superiorità andava messa nero su bianco, non si doveva trasformarla nel festival dello spreco. Il pasticcio vero l’ha combinato Vermaelen. In chiusura di tempo il belga ha letto come peggio non avrebbe potuto un lancio di Herrera per André Silva. Si è fatto circumnavigare dall’attaccante e vistosi perduto l’ha atterrato al limite dell’area con colpo da taekwondo, così si è preso il sacrosanto secondo giallo e ha lasciato i compagni in dieci. A quel punto è cominciata un’altra partita. Il pari è arrivato poco dopo su rigore, gentilmente offerto da Emerson con un tocco di braccio. E detto tra parentesi, è curioso che alla fin fine il risultato di una partita tanto combattuta sia stato deciso da due reciproci regali. Per tutto il secondo tempo il Porto ha attaccato come se non ci fosse stato un domani e la Roma ha resistito grazie a Spalletti e a De Rossi, l’allenatore in panchina e l’allenatore in campo.
(gasport)