Bertelli: "Totti? Atleta superiore alla media. Spalletti e Conte sono due allenatori molto simili"

28/07/2016 alle 21:11.
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IOGIOCOPULITO.ILFATTOQUOTIDIANO.IT - è volato in Inghilterra e da pochi giorni ha iniziato la sua avventura con il Chelsea. L’ex tecnico della Nazionale italiana ha voluto con sé il suo staff più fidato con il quale in questi anni ha vinto tanto con la e ha sfiorato una storica impresa proprio con l’Italia. Uno dei segreti dei tanti successi di è stata anche la grande preparazione che le sue squadre hanno sempre sfoggiato nell’arco di questi anni. Ecco allora che abbiamo deciso di intervistare uno dei maggiori artefici delle fortune del tecnico salentino, Paolo Bertelli. dello staff di sia alla dei tre Scudetti di fila e che nella spedizione francese dell’Italia all’Europeo, ora Bertelli è volato a Londra per aiutare a fare nuovamente grande il Chelsea. (...)

Facciamo un passo indietro nella sua carriera: Lei è stato cinque anni alla Roma con con il quale ha tutt’ora un ottimo rapporto. A Gennaio il tecnico toscano è tornato nella Capitale sulla panchina giallorossa, come vede il suo ritorno?

Il fatto che sia già stato a Roma è un vantaggio per lui e lo ha dimostrato cambiando la stagione della Roma. vuole vincere e penso proprio che sia tornato per questo. Io credo che abbia già in mente la strada per arrivare a primeggiare ma non è facile perché comunque alla fine a vincere è solo una squadra e può succedere di non arrivare in cima. comunque è uno dei migliori allenatori in circolazione.

Lei ha lavorato con due grandi allenatori come e . Quale è la maggiore differenza tra i due tecnici?

Sono due allenatori molto simili. Sono due bei martelli che fanno del lavoro, dell’intensità e dell’impegno il loro credo. Entrambi curano molto l’aspetto tattico e sono molto attenti ai dettagli.

A proposito di Roma, Lei ha anche allenato . Avrebbe mai pensato che potesse avere questa longevità calcistica? Che rapporto aveva con lui?

è un grande, abbiamo sempre avuto un bellissimo rapporto. Francesco ha capito negli anni che più andava avanti e più doveva stare attento al suo fisico. I grandi campioni sono persone che a livello atletico sono superiori alla media e lui è uno di questi. Pensiamo a Maradona che praticamente non si allenava mai, poi quando appena si è messo un po’ in riga ha vinto un Mondiale da solo. Il fatto che Francesco stia ancora giocando ad alti livelli non mi sorprende affatto.

Lei ha allenato tanti giocatori durante la sua carriera. Quale è stato il giocatore che sotto l’aspetto fisico l’ha impressionata di più? E quello con il quale ha avuto il miglior rapporto umano?

Sotto l’aspetto fisico senza dubbio Perrotta era incredibile. Simone aveva tutto: Velocità, resistenza, abilità, rapidità. A livello umano ci sono ancora tanti giocatori che sento spesso, ma tra quelli che hanno smesso con Martin Jorgensen ho tutt’ora un grande rapporto, anche perché a Udine eravamo vicini di casa.

Si parla della famigerata preparazione fisica che, se sbagliata, influenza in maniera negativa tutta la stagione. Si può parlare ancora in questi termini o sono concetti superati?

Questi sono tutti luoghi comuni. Non esiste più un concetto del genere. Si fa una proposta globale che poi viene sviluppata in tutto il corso della stagione. Guardi quello che è successo alla Roma l’anno scorso. A Gennaio è arrivato ma tutto lo staff dei preparatori atletici è rimasto lo stesso eppure la squadra ha cambiato marcia. Ci sono tanti parametri da valutare per quello che riguarda una preparazione fisica. Ci si allena sempre cercando di avvicinarsi sempre di più all’intensità delle partite che si giocheranno e cercando di modulare in maniera corretta questa intensità in vista dei match. Poi il calcio è quello che è, delle volte si vince quando non si deve e altre volte si perde immeritatamente.

Oggi nel lavoro atletico e fisico la tecnologia sta prendendo sempre più piede. Per un è più importante avere una tecnologia all’avanguardia oppure riuscire ad instaurare un grande rapporto con il gruppo e con la squadra?

La cosa più importante è che la proposta di lavoro che si fa venga condivisa da tutto il gruppo e che venga svolta con grande voglia. E’ importante che il gruppo creda in quello che fa e che non lavori solo perché deve. Come sempre è il cervello che conta. Il deve essere bravo a far capire ai giocatori che, come diceva Pietro Mennea, più grandi sono i sogni e più grande è la fatica.

Per concludere, cosa si aspetta dalla sua nuova avventura in Inghilterra?

Mi aspetto di poter crescere ancora di più professionalmente. Nel nostro lavoro non si finisce mai di imparare e questa avventura in Inghilterra potrà essere una grande occasione per conoscere nuove metodologie e confrontarmi anche con un’altra realtà.

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