LA REPUBBLICA (E. SISTI) - Stasera contro il Torino Totti parte titolare. Solo una fantasia? Non proprio. Spalletti ci sta pensando. Non perderebbe un milligrammo della sua autorevolezza nel cambiare idea (può sempre dire di averlo visto meglio di Dzeko) e al tempo stesso manderebbe un messaggio al cuore della gente. Da Spall Metal Jacket a Cupido. La sua poetica metamorfosi infiammerebbe la città. Oltretutto la scelta di affidarsi al “nemico di Bergamo” si rivelerebbe una formidabile intuizione di marketing. Come a dire: «C’è una sola Roma, quella di Totti e Spalletti». Basterebbe una sera per cambiare l’umore della piazza, che forse ha bisogno più d’identità che di vittorie, tanto lo scudetto è andato e la Champions pure (ma la società ovviamente la pensa diversamente, con un pezzo di futuro che balla intorno al terzo posto).
Spalletti detta ancora le sue regole: “Totti ok, ma la Roma non è solo lui”
20/04/2016 alle 13:22.
Totti e una maglia da titolare. Quanto tempo è passato? In questo momento non è detto che sia proprio Totti il calciatore della Roma ad avere meno minuti nelle gambe. Basta tornare a Bergamo per farsi venire qualche dubbio. E qualche dubbio forse è venuto anche al tecnico. E poi c’è da considerare la qualità di quei “minuti contati”. Spalletti ha sottolineato la coralità dell’azione che ha portato al gol di Totti a Bergamo: «Un gesto fantastico di Perotti, due o tre interventi rabbiosi in area dei compagni. Poi è arrivato Francesco». Ma insomma che succederà stasera? A Trigoria c’è un’aria indefinibile. Se vince la paura Spalletti deciderà «per il bene della squadra, che non è solo Totti e se Totti la prende male è un problema suo». E allora, in una panchina trasformata in torre d’avorio, Totti continuerà a chiedersi se valga la pena dannarsi l’anima per qualche giorno in più da campione rimpianto. Forse meglio qualche dollaro in più nella Major League Soccer. Se vince il coraggio Totti partirà titolare. Spalletti, lo dice da mesi: alla Roma serve compattezza. Con Totti e Spalletti fusi nel “Roma Way” per la modica somma di cinque partite forse la Roma recupererebbe l’elemento mancante: il consenso della gente, quella sensazione di famiglia allargata che parte dal club, riempie l’Olimpico (o lo riempiva) e arriva a toccare le periferie dell’amore, abitate da persone che hanno voce in capitolo solo al bar, non si sa chi sono, donne, giovani, vecchi nati con la sciarpa addosso, che hanno passato tutta la vita a commuoversi, spesso per niente. E loro stanno con Totti. «Sono anni che collezionate figure di m...a!». Insultando i giocatori Spalletti coinvolge i tifosi. Invece dovrebbe bussare alla loro porta: «Sono il coach della vostra Roma, vi andrebbe di tornare a combattere insieme come se non ci fosse un domani?». Se resta, Spalletti cambierà Trigoria. D’accordo. Bellissimo. Necessario. Ma per iniziare la nuova era Spalletti deve arrivare a luglio integro, motivato, sostenuto da una rosa non smenbrata e, soprattutto, amato. Non c’è altra strada. Spalletti lastricherà la nuova strada del club come in una favola. A quel punto Totti potrebbe non esserci più. Adesso però serve come il pane. Piccole dosi di carboidrati e poesia in un mondo di fibre rosse alimentate a proteina. Totti può aiutare a realizzare il progetto di cui non farà parte: «Sto cercando di trovare altri 4-5 Totti, scovare e far crescere altri 4-5 giocatori di questo livello», spiega Spalletti. Il programma è ambizioso: una Roma con giovani talenti e nomi d’alto livello. Finire bene la stagione in teoria è più semplice. Basterebbe fondere arte e corsa, Totti e gli altri.