IL TEMPO (T. CARMELLINI) - Vince la Roma. Perché ne ha di più, perché in questo momento è più forte della Lazio e perché gioca un calcio migliore in tutte le zone del campo. Sarebbe la sintesi perfetta di una partita «normale», ma trattandosi del derby della Capitale vanno fatte le dovute tare del caso: compresa la rosa decimata di una Lazio senza moltissimi titolari e con una difesa rabberciata. Ma questo 4-1, che ci sta tutto, non racconta al meglio la dinamica di una partita strana, con appena 23mila spettatori realmente presenti sugli spalti (29mila i paganti ufficiali) che a un certo punto la Roma, dopo aver dominato la prima parte di gara, ha rischiato di compromettere. Il bilancio per i giallorossi è comunque esaltate: derby stravinto (il terzo consecutivo), Lazio ammazzata, tre punti recuperati al Napoli, che molto probabilmente perderà Higuain per diverse giornate, altrettanti presi all’Inter ko in casa col Torino e due alla Fiorentina fermata sul pari dalla Sampdoria dell’ex Montella.
C’È SOLO LA ROMA - Primo tempo senza storia. La Roma è ovunque, gioca meglio, fa pressing e ha molta più voglia di una Lazio rinunciataria che sembra più un’accozzaglia di giocatori che non una squadra che si sta giocando la partita della stagione: quello che può salvare, se non la classifica, almeno l’umore. Quindici minuti per il primo gol targato El Shaarawy che raccoglie un ottimo cross dalla sinistra di Digne, prima del quale solo un affondo in avvio di Anderson aveva impensierito la retroguardia giallorossa.
Poi tanta Roma, un palo di Pjanic e i laziali che protestano per un «blocco» di Rudiger sempre sul giovane brasiliano. Ma l’1-0 col quale si chiude la prima frazione sta molto stretto alla squadra di Spalletti, che troppe volte sbaglia il colpo del ko.
ERRORI E INFORTUNI - La ripresa non cambia di molto ed è sempre la Roma a far vedere le cose migliori con Pioli che alza le braccia e cambia: ammettendo di fatto tutti gli errori commessi nella formazione iniziale. Fuori Matri e Candreva (inesistenti fin qui) e dentro la voglia di Keita e l’esperienza di Klose. ma subito meglio, anche perché a sinistra il giovane «colored» della Lazio fa vedere i sorci verdi al povero Florenzi. Ma la Roma rialza la testa e infila di nuovo la Lazio al termine di un’azione corale, un palo di Perotti, sulla ribattuta del quale Dzeko (appena entrato per El Shaarawy) sigla il raddoppio giallorosso che invece di tagliare le gambe ai «cugini» biancocelesti ne innesta l’attesa reazione. Anche perché nell’azione del raddoppio la Roma perde la sua trazione in mezzo al campo: scontro cruento Hoedt-Nainggolan con il belga costretto a lasciare il campo dolorante (dentro Iago Falque ma è un’altra cosa).
ORGOGLIO LAZIO - Ed è proprio in questo momento della partita che entra in gioco quell’orgoglio che aveva tenuto banco nella vigilia biancoceleste. La Lazio reagisce, centra un palo con Hoedt e solo un miracolo di Szczesny nega la gioia a Parolo: traversa. Ma il gol è nell’aria e arriva puntuale al 75’ sempre grazie a Parolo bravo a spingere in rete un ponte di Klose (sfruttando anche un’uscita a farfalle del portiere polacco della Roma). Sembra il redde rationem, perché quando le partite non riesci a chiuderle poi rischi di non vincerle. Felipe Anderson ha l’occasione della vita tre minuti prima dell’ottantesimo, ma non trova il tempo giusto: peccato, avrebbe cambiato tutto e trasformato i dieci finali in una vera e propria corrida. Invece nell’arena resta solo la Roma, che cinque minuti dopo chiude i giochi con un gran gol di capitan Florenzi al quale, quattro minuti dopo, Perotti aggiunge la ciliegina sulla torta per un 4-1 storico.
ROMA IN PARADISO - È il decollo giallorosso in una domenica praticamente perfetta. Perde il Napoli a Udine con Higuain che si fa espellere e molto probabilmente rimedierà qualche giornata di squalifica visti gli insulti e gli spintoni all’arbitro: e tra due settimane c’è Inter-Napoli. Quattro i punti di ritardo di Spalletti & Co. adesso dalla squadra di Sarri con lo scontro diretto da giocare. E il vantaggio sulla quarta sale a sette: pareggia la Fiorentina, perde l’Inter e il colpo dato alla Lazio è di quelli dai quali non ti rialzi facilmente. Eppoi, il tecnico toscano ha vinto platealmente anche la querelle Totti. Lo fa scaldare (così come De Rossi), ma poi non lo utilizza sentenziando di fatto il suo ultimo derby: ma il campo continua a dargli ragione.
LAZIO ALL’INFERNO - Diametralmente opposto il clima e il momento della Lazio che esce dal secondo derby stagionale perso con le ossa rotte. Da salvare c’è ben poco, scatta la contestazione e in serata la società è costretta a esonerare l’allenatore: via Pioli e squadra affidata a Inzaghi per la chiusura triste di una stagione una stagione maledetta. Squadra in ritiro, tifoseria di nuovo unita contro la società e una gestione tecnica tutta da rivedere. Il bilancio è disastroso.