Walter Sabatini ha messo un punto sulla Roma, annunciando l’addio «a meno di un cataclisma»: lo dico ora, così poi da qui alla fine della stagione sarà calma piatta. E il cataclisma? Sarebbe una telefonata di James Pallotta, che fin qui non ha mosso foglia, per concedere nuovamente a Sabatini carta bianca e poteri illimitati sul mercato. Telefonata che ad oggi non c’è stata e pare difficile immaginare possa esserci domani. Perché la distanza di vedute è importante, difficilmente annullabile. Il presidente vuole un direttore sportivo che si limiti ad eseguire un compito.
L’identikit? Di sicuro uno che accetti di collaborare con Alex Zecca, l’uomo del presidente. E che non sia distante dalle idee di Luciano Spalletti: Marcello Carli e Manuel Gerolin sono due nomi verosimili. Fino al 30 giugno, però, la Roma è ancora tutta di Sabatini. Perché il pareggio di bilancio è un obiettivo. E per raggiungerlo qualche cessione, il terreno preferito del d.s., è necessaria. A Roma torneranno Iturbe, Doumbia e probabilmente Ljajic. Ma i soldi non arriveranno da loro. Sanabria, Paredes e Sadiq: con questi tre addii la Roma spera di chiudere il discorso. Il primo piace all’Atletico Madrid, il secondo al City e al Liverpool, il terzo ad Arsenal e Dortmund.
(gasport)