IL MESSAGGERO (S. CARINA) - Ci ha preso gusto. Mondo romanista, media e calciatori: nessuno è esente dalle stilettate beffarde di Spalletti. Che quando qualcosa non gli piace non se lo tiene dentro. Quando gli viene posta una domanda dall’inviato di Sky, il tecnico rimarca come un altro giornalista dell’emittente satellitare avesse riportato in modo incompleto le sue considerazioni a Zukanovic: «Ho elencato cinque qualità e in fondo ho detto che non era velocissimo. Gli è stato invece riferito nella presentazione che l’allenatore aveva detto che era lento. Non è la stessa cosa essere non elegantissimo e vestito da far schifo». Poi tocca al famigerato topolino: «Leggo che Nura ha fatto la visita ancora prima che la facesse e il dottore me lo dicesse. Il topino è sordo ma io ho la cura: le supposte». Ma il Lucio show non si ferma:«Keita dice che non è facile giocare con i fischi? Smettiamola di dire che questo è l’ambiente più difficile del mondo. Costruiamo, invece, lo stile Roma».
E poi racconta: «Un bambino mi ha visto con la tuta dello Zenit e mi ha detto ‘Coach Roma’. Ecco, questo è quello che significa aver allenato e vinto qui». Dopo il bastone arriva la carota. A beneficiarne sono Montella («Ha grande qualità»), Szczesny («Gran portiere»), Strootman («Sulla strada giusta») e Dzeko: «Lo serviamo male». Ma soprattutto Gyomber. «Ha giocato con il dito di un piede rotto e questo conta. E De Rossi ha appeso la sua foto nello spogliatoio».