IL MESSAGGERO (U. TRANI) - L’Olimpico si affaccia di nuovo sulla Champions. È il Belvedere del calcio, come testimonia la partecipazione del pubblico che mai, ultimamente, è stata così numerosa (52.000 spettatori annunciati). La Roma, rientrata dopo 5 lunghissimi anni tra le migliori 16 d’Europa, ha la chance per dimostrare di non essere stata invitata per caso. Anche perché è così diversa da quella che, più di 2 mesi fa, conquistò con grande sofferenza la qualificazione agli ottavi, da non sentirsi più inferiore al Real, l’avversario galactico in questa notte che vale davvero la pena vivere come tante altre in passato. A restituire convinzione e personalità al gruppo giallorosso è stata la sterzata di metà gennaio decisa da Pallotta e dal fedelissimo Zecca: il ritorno di Spalletti ha già dato i primi frutti, da raccogliere in Italia e, se la crescita sarà confermata, pure in Europa. Il toscano, nelle parole e nei fatti, sta facendo la differenza. Comunicatore e allenatore. Lavoratore a tempo pieno. Basta ascoltarlo per capire quanto il vento sia cambiato in un mese. Il messaggio della vigilia, rivolto ai tifosi e ancora di più ai giocatori, è stato inequivocabile: non esiste la favorita del match. Nè qui nè a Madrid. Zidane, debuttante da tecnico in questa competizione, è avvertito.
CERTIFICATO DI GARANZIA - Spalletti ci ha messo la faccia ambiziosa e anche quel sorrisetto tagliente e satanico che appartiene solo a lui. Se si è esposto così, non lo ha fatto a vanvera. Le certezze vengono dagli addestramenti di queste settimane. I calciatori lo seguono e soprattutto lavorano seriamente. Nessun riferimento alla gestione Garcia, ma solo quello alla ripartenza. Si basa solo su quanto fatto a Trigoria da quando c’è lui che, pur avendo già eliminato il Real 7 anni fa, è il primo a scansare il paragone con la sua vecchia Roma. Quando, nel febbraio e nel marzo del 2008, vinse sia qui che a Madrid, la squadra era al top, matura e preparata anche per sfidare le big d’Europa. Adesso è ancora ai primi passi della nuova avventura. Il toscano ne è consapevole e la conferma viene dai diversi sistemi di gioco, almeno 5, utilizzati nelle prime 6 partite della sua nuova avventura. Non sarà ancora squadra, ma il miglioramento, in piena fase di apprendistato, è evidente.
SENZA PAURA - I concetti di Spalletti sono i suoi di sempre. L’atteggiamento dei giocatori non deve essere passivo solo perché davanti c’è il Real di Ronaldo, Benzema, Modric, Kroos e James Rodriguez. L’equilibrio serve per ridurre il campo all’avversario e non per rinunciare a giocare. La corsa e la disponibilità indicheranno gli interpreti con i quali sfidare il Real. Che il toscano conosce benissimo: il suo amico Ancelotti ha guidato questo gruppo che più o meno è rimasto lo stesso. Anzi, mancano Pepe e Bale, cioè 2 titolarissimi. E l’assistente del futuro tecnico del Bayern è stato proprio Zidane. A maggio furono eliminati in semifinale contro la Juve. La trappola di Allegri fu il rombo. Con la difesa 4, provata a Trigoria in questi giorni. L’assetto dipenderà dalla posizione di De Rossi, recuperato in extremis. Con il 4-1-4-1 o il 4-4-2, la presenza di gente di gamba è comunque fondamentale: Nainggolan, Digne, Florenzi e forse Maicon. E con Dzeko a iniziare il pressing. Perché il contropiede corto dei galacticos è micidiale.