IL MESSAGGERO (U. TRANI) - Addestramenti, esperimenti e intuizioni. Il menu proposto da Spalletti, in meno di 3 settimane di lavoro, è sicuramente intrigante. Ma, a rivisitarlo nei particolari, si comprende come gli siano bastati pochi ingredienti per ridare un sapore decente alla Roma. Che adesso, dopo la prima vittoria del 2016 e di Spalletti, ha l’obbligo di tornare a recitare da grande. Cioè di puntare al podio Champions, da ieri sera più vicino: la Fiorentina terza è a 4 punti. A imporre la sterzata, anche abbastanza veloce, sono gli investimenti fatti dalla proprietà Usa in questo quinquennio e soprattutto gli stipendi versati a dirigenti, tecnici e giocatori che sono da top club. Solo la Juve spende più della Roma. Ma, sul raccolto, il paragone con i campioni d’Italia proprio non regge. Lo sanno (e molto bene) a Trigoria, ne hanno preso atto a Boston. «A fine stagione si tireranno le somme» si è sbilanciato proprio il nuovo allenatore. Che, a quanto pare, ha ricevuto garanzie dal presidente Pallotta e dal suo braccio destro Zecca sull’auspicabile rifondazione, societaria e tecnica, di giugno. Lucio avrà carta bianca. Sul mercato e sulla gestione dell’area tecnica. Basta vederlo come si muove da quando è tornato al Bernardini per rendersi conto di come gli statunitensi gli abbiano affidato l’Operazione Rilancio.
CONQUISTA DEL TERRITORIO - In palestra, in campo e, ovviamente nello spogliatoio, decide solo lui. Non delega, ma interviene sempre in prima persona. Ha già raccontato in pubblico qualcosa di interessante. Altro è rimasto nel privato, sacro e profano che sia. Meglio non esagerare. Per la verità lo ha fatto. Quando è stato diretto e inequivocabile, parlando di Norman e Lippie (spesso senza nemmeno nominarli), fedelissimi di Pallotta. Ha ammesso, dopo aver analizzato il loro programma, di fare come gli pare. La Roma la prepara Spalletti con il suo staff. Compreso Franceschi che si è sempre occupato del recupero degli infortunati. I collaboratori di Lucio sono sparsi in ogni luogo. Domenichini, Baldini e Andreazzoli controllano gli esercizi dei giocatori sia al chiuso che all’aperto. Pressione totale sul gruppo, per evitare distrazioni e rilassamenti.
SVOLTA TATTICA - Lui, il Capo, è sempre sul posto (e non perché dorme a Trigoria) e sul pezzo. La Roma, del resto, ha dovuto ricominciare da zero. Dai movimenti più semplici che molti giocatori a quanto pare non conoscono. Dalla postura dei difensori al possesso palla simulato con le mani per capire meglio la traccia del copione, dalla zona che i centrocampisti devono occupare nelle diverse fasi di gioco alla posizione in cui si devono mettere gli attaccanti quando ricevono palla per andare al tiro. Richieste per i singoli e per la squadra. Che in 3 gare ha già usato 3 moduli (o più: ogni allenatore legge il sistema di gioco come vuole): il 4-2-3-1, il 3-4-2-1 e il 4-4-2. Ha cambiato spesso in corsa (2 assetti diversi, almeno, in ogni gara) per andare incontro alle esigenze degli interpreti.
ROTAZIONE EXTRALARGE - La Roma, nelle 22 gare di campionato, ha utilizzato 30 giocatori (compresi Ljajic, Ibarbo, Iturbe e Gervinho che sono andati via). Spalletti, in 3 match, ne ha già provati 20. Non solo per colpa degli imprevisti. Sta valutando la rosa che in estate andrà migliorata in ogni settore. Solo 4 hanno avuto sempre lo stesso ruolo, oltre (scontatamente) al portiere Szczesny: il regista Pjanic, i trequartisti Nainggolan e Salah e il centrvaanti Dzeko. È la conferma che Lucio sta cercando di esaltare le caratteristiche tecniche e fisiche. Ruediger, ad esempio, è finito al centro della lavagna tattica. È stato escluso contro il Verona, entrando solo a metà ripresa al posti di Castan, e ha giocato sul centro sinistra contro la Juve. Ha avuto 3 compiti diversi contro il Frosinone: esterno destro, terzino sulla stessa fascia e negli ultimi 20 minuti su quella sinistra. Nainggolan, avvicinato alla porta, ha risposto con 2 gol in 3 gare, interrompendo il personale digiuno stagionale. Anche se le finalizzazioni sono in aumento (da più di 3 mesi la Roma non segnava 3 gol) proprio come gli attaccanti (da ieri c’è pure Perotti), Dzeko e Salah ancora sono in letargo. In attesa del loro risveglio, Totti ha battuto il primo colpo della nuova éra. È lui il centravanti di scorta.