AS ROMA MATCH PROGRAM (T. RICCARDI) - Empoli per lui. Empoli per Luciano Spalletti non potrà mai essere solo un nome su una cartina geografica. No, non esclusivamente una provincia di Firenze dove si mangia bene e con cinquantamila abitanti circa. Meno dello stadio Olimpico al completo, per dire. No, Empoli è tanto altro. Empoli è la cittadina del “baretto” degli amici e della gioventù. Empoli è la base, la partenza, la rampa di lancio. La squadra da cui è iniziato tutto. La società che prima lo ha accolto da calciatore e poi lo ha lanciato da allenatore. Il club che lo ha fatto esordire su una panchina, in Serie A, a 38 anni. Nel 1997 era il più giovane tecnico del campionato insieme a Carlo Ancelotti. Empoli-Roma per lui.
Nemmeno Empoli-Roma sarà mai una partita come le altre. Empoli-Roma è stata la prima volta, quella che convenzionalmente “non si scorda mai”. La prima volta – è noto – può andare bene, male o la si ricorda appena. Spalletti rientra nella casistica di quelli a cui è andata “male”, ma tant’è. Capita, niente di drammatico o compromettente. L’atto si consuma a Firenze, capoluogo della Toscana. È il 31 agosto 1997, data particolare anche per un altro motivo. Nella nottata tra il 30 e il 31 il mondo è scosso dalla scomparsa di Lady Diana a Parigi per un terribile incidente stradale. Una notizia che lascia interdetti e senza parole, però c’è poco da fare. Si deve andare avanti, soprattutto è un fatto che niente ha a che fare con il calcio. Dunque, si gioca la prima giornata del campionato 1997-1998. La nuova Roma di Zeman affronta in trasferta l’Empoli neopromosso di Spalletti sul campo neutro dell’Artemio Franchi. Il boemo è già navigato a questi livelli, Spalletti no. Spalletti è un personaggio da scoprire, ma già sembra a suo agio nel grande palcoscenico. Si presenta in tuta e con tante idee di calcio. A popolare le tribune sono più romanisti che empolesi. Sembra più una gara in casa che in trasferta. L’ondata giallorossa si quantifica in migliaia di unità al seguito, tante da occupare l’intera Curva Ferrovia dell’impianto fiorentino. L’avvio dice Roma: al 3’, Delvecchio porta subito avanti i capitolini capitalizzando al meglio un lancio preciso dalle retrovie. È il primo gol del torneo e come tale si aggiudica il premio delle bottiglie di vino, riservato al marcatore più veloce. L’Empoli accusa il colpo, ma non vacilla, continuando a proporre gioco. E viene premiato, al 16’, con Cappellini che trasforma un rigore procurato da un’ingenuità di Konsel. Il primo tempo è di marca empolese con parecchie occasioni create e salvate dal trentaseienne portiere austriaco. Nella ripresa, però, emerge la scaltrezza della Roma che vince la partita con una doppietta di Balbo (un gol di piede e l’altro da testa, entrambi da bomber di razza quale è il numero nove argentino). Il tabellino al termine dei novanta minuti riporta Empoli 1 Roma 3. Ma per Spalletti non è tutto da buttare. Anzi. La cronaca del giorno dopo del Corriere della Sera tesse le lodi del tecnico esordiente: “Ha fatto vedere le streghe a Zeman”. E lui lancia la carica con parole di avvertimento alle concorrenti: “Il primo tempo è stato tutto nostro. Abbiamo dominato in lungo e in largo la Roma, meritavamo un vantaggio di due gol. Poi, la maggiore esperienza dell’avversario e qualche nostro svarione difensivo hanno rivoltato la gara in favore loro. Tuttavia sono soddisfatto, con la coscienza a posto. E con me tutta la squadra. Questa partita, nonostante tutto, nonostante il punteggio assolutamente ingiusto, ci ha fatto capire che non siamo senza speranza. Questo campionato, al contrario, ce lo giocheremo per intero, fino in fondo. E contro di noi sarà dura per chiunque”. Così sarà, a fine campionato l’Empoli si piazza dodicesimo, in salvo. La prima volta non andò secondo i piani, ma il destino prima o poi avrebbe premiato quell’uomo in tenuta sportiva con la possibilità di allenare la Roma, la squadra dell’esordio in Serie A di Luciano Spalletti. Sono passati diciannove anni da allora.