IL TEMPO (A. AUSTINI) - Il gusto della grande attesa. Spalletti lo ha restituito alla Roma, a prescindere da come andrà domani sera in Champions contro il Real Madrid. Se l’andazzo preso con Garcia aveva fatto diventare quest’appuntamento un dente da togliersi il prima possibile e senza soffrire troppo, ora è tornata la fiducia di poter quantomeno complicare la vita ai «galattici» di Zidane. Entusiasmo, consapevolezza e qualche segnale positivo. L’Olimpico si riempie di nuovo, l’infermeria si svuota (ieri tutti in campo tranne Gyomber), i giocatori credono all’impresa, nonostante siano gli stessi bastonati appena tre mesi fa dal Barcellona. La tattica per contenere il talento smisurato degli avversari: è questa l’unica arma a disposizione dell’allenatore giallorosso, che da giorni studia insieme ai collaboratori come sorprendere il meno esperto collega francese. Il Real è una squadra di solisti straordinari, con piedi buoni in tutte le zone del campo, senza mediani, spinta dal suo devastante potenziale offensivo ma anche disponibile a lasciare i suoi difensori duellare uno contro uno con gli attaccanti che si avvicinano all’area di rigore. Zidane, uno cresciuto nella scuola Ancelotti, ha puntato soprattutto sull’aspetto delle motivazioni e dell’intensità, spostando giusto qualche pedina: Kroos è il perno del terzetto in mediana, ma il vero regista resta Modric nonostante parte dalla posizione di intermedio.
«Dovremo mettere pressione ai loro centrocampisti» ha detto Perotti, svelando una delle chiavi tattiche di Spalletti, orientato a schierare una Roma molto «corta», con 3 difensori, 2 esterni che siano più terzini che ali, una coppia in mezzo al campo e due trequartisti alle spalle del centravanti. Toccherà probabilmente a Nainggolan pressare Modric, mentre Pjanic e Keita non dovranno perder di vista Isco e Kroos. Disturbare il palleggio e togliere rifornimenti all’attacco del Real è la prima missione della Roma, poi però il pallone lì davanti c’arriverà molto spesso e chiunque lo giochi, che sia Ronaldo, James Rodriguez o Benzema, sarà un bel problema. Il recupero di De Rossi, rientrato in gruppo, è fondamentale per aumentare la solidità difensiva: con la palla agli avversari farà il centrale della linea a cinque, ai suoi lati Manolas e Rudiger incaricati di aggredire gli attaccanti del Real puntando su velocità e fisico. E poi il lavoro fondamentale degli esterni, chiamati ad accorciare la squadra e raddoppiare le marcature. A sinistra è probabile l’impiego di Digne, difficile pensare che Spalletti affidi un così arduo compito difensivo a El Shaarawy. Ma occhio a Zukanovic, che l’allenatore ha preferito inserire in lista Champions al posto del convalescente Strootman. Sull’altra fascia, dove imperverserà Ronaldo, il dubbio è tra la corsa di Florenzi e l’esperienza di Maicon, a meno che il tecnico non decida di schierarli uno davanti all’altro.
Difendersi sì, ma anche attaccare una squadra tutt'altro che solida. Dzeko proverà ad aprire gli spazi per le incursioni di Salah e gli inserimenti di Nainggolan, Pjanic e degli esterni. Keita avrà il compito di trasmettere tranquillità ai compagni. «Spalletti - racconta il maliano a Roma Radio - vuole che tutti i palloni passino da me. Col Real sarà difficile ma non impossibile». Ci crede anche Perotti, che potrebbe rivelarsi insieme ad El Shaarawy un’arma utile nel corso della gara: «Abbiamo molte possibilità per eliminarli ed essere una sorpresa». L’ex Iago Falque gli fa eco: «Proveremo a sfruttare i loro punti deboli». Arbitra il ceco Kralovec all’esordio con i giallorossi. Sperando che alla fine non si parli di lui.