Osservare l’istantanea di Daniele De Rossi, Alessandro Florenzi e Francesco Totti nella Roma, al gennaio 2016, lascia quasi interdetti al pensiero di quanto la romanità sia andata apparentemente in crisi. La stretta attualità mette in vetrina De Rossi per l’insulto a Mandzukic («Zingaro di m...») a cui le tv hanno fatto fare il giro del mondo. Come si supponeva, per un caso del genere a termini di regolamento non esiste la possibilità dell’utilizzo della prova tv e quindi il giallorosso non subirà alcuna sanzione. Anche sul fronte della Procura federale si va verso un nulla di fatto. Inutile però dire che il tam tam mediatico estero – dagli Usa all’Europa – è stato importante. Morale: un vero peccato, perché De Rossi – ieri a colloquio anche con i dirigenti, c’è il rischio multa – finisce per apparire diverso da com’è veramente, vista una cultura e un linguaggio superiore alla media.
Chi vede scendere le proprie quotazioni nel borsino di Trigoria è un altro romano: Florenzi. La pubblica reprimenda di Spalletti ha fatto scalpore anche perché – al netto del gol giunto da una sua palla persa – sta calando nel rendimento. Qualche atteggiamento un po’ troppo da star, poi, a Trigoria ultimamente viene digerito a fatica e tutti sperano che ritrovi l’umiltà dei primi tempi.
I titoli di coda sono su Totti. Ieri a difesa del capitano giallorosso è arrivato Zeman, che a Mediaset ha detto: «Spiace non vederlo in campo ma infreddolito in panchina: bisogna gestirlo diversamente». Non è escluso che non succeda già sabato prossimo col Frosinone
(gasport)