IL MESSAGGERO (U. TRANI) - Spalletti, come ha chiarito in pubblico dopo il ko di Torino, non è contento della Roma. Con motivazioni diverse ha bocciato sia la prestazione contro il Verona che quella contro la Juve. La seconda gara, più impegnativa della prima, è stata utilissima al toscano. Che ha avuto la conferma di quanto il gruppo sia indietro. Il lavoro, nelle prossime settimane, non mancherà: lo ha ricordato ieri alla squadra. Ma, confrontandosi con i suoi collaboratori, ha ammesso di essere sorpreso per le lacune evidenti di gran parte dei giocatori. La realtà, vista da dentro, è addirittura peggiore di come gli è stata prospettata prima del suo arrivo a Trigoria da chi frequenta il pianeta giallorosso (procuratori, osservatori e colleghi) e dalle immagini (studiando al video i match di Garcia). Il suo vero obiettivo è il presente: cercherà di sistemare la situazione per conquistare almeno il 3˚ posto. A fine campionato, però, chiederà a Pallotta e a Zecca di cambiare radicalmente la rosa. Da svecchiare e migliorare in ogni reparto.
VUOTO A PERDERE Il raccolto, in 2 partite, è stato misero: Spalletti, dal suo insediamento, non è riuscito a incidere sulla classifica. Solo 1 punto su 6 disponibili, con il Napoli e la Juve svelte ad approfittare della frenata per scappare via. La Roma riesce ancora a vedere il podio Champions, cioè la Fiorentina e l’Inter che sono al terzo posto con 6 punti di vantaggio. Ma la crisi non è stata certificata dalle ultime 2 partite. Nel 2016 i giallorossi sono ancora a digiuno di successi e delle ultime 12 gare, comprese 2 di Champions e 1 di Coppa Italia, ne hanno vinta appena 1. Il trend è insomma negativo da 2 mesi e mezzo e coinvolge sia la squadra che la società. I lati vulnerabili della struttura sono la preparazione fisica e la rosa incompleta. La crescita, rispetto alla stagione scorsa, non c’è stata. Anzi. Gli 8 punti in meno amplificano il passo indietro. Oggi il gruppo è meno competitivo. E, meglio non illudersi, il mercato di gennaio potrà solo marginalmente coprire gli antichi difetti. Lo stesso tecnico, sabato alla vigilia del viaggio a Torino, ha definito parziale la sessione invernale, completamente diversa da quella estiva. Perché in questo periodo la scelta è ridotta e quindi provvisoria. A preoccupare Spalletti, però, sono le conoscenze limitate degli interpreti a disposizione. I più preparati sono ai margini, logori e quindi non utilizzabili: Maicon, Keita e Totti sono gli esempi più evidenti. Il resto del gruppo ha invece bisogno di approfondire ogni movimento in campo. L’allenatore, valutando la prova contro la Juve, ha apprezzato l’atteggiamento ordinato. Ma ha al tempo stesso criticato la timidezza eccessiva. In sintesi: la Roma, per essere equilibrata, si abbassa e non riesce a ripartire. La difesa a 3 diventa a 5. Dzeko difende palla, ma resta isolato. Nessuno sale a sfruttare il suo lavoro. La squadra è mono marcia. Nel senso che non riesce a sdoppiarsi, interpretando come dovrebbe le 2 fasi.
RIFONDAZIONE ANNUNCIATA Serve tempo e Spalletti lo sa bene. Ma a fine stagione sarà il promotore della nuova rivoluzione. Usciranno di scena diversi senatori. De Sanctis, Lobont, Maicon e Keita, in scadenza di contratto, sono a fine percorso. Pure Totti è in bilico, come è incerto il domani di De Rossi che, a differenza degli altri quattro compagni, sarà vincolato ancora per 1 anno e bisognerà prendere una decisione definitiva su Castan. La rosa sarà, dunque, rivisitata e accoglierà più giovani. Rientreranno sicuramente Paredes e Sanabria, finiranno la convalescenza Strootman e Ponce, arriveranno gli extracomunitari Alisson e Gerson, saliranno in prima squadra i primavera Nura e Sadiq. Sono 8 innesti. Ai quali bisognerà aggiungere qualche difensore di qualità, centrali e terzini. Che, assenti oggi, non potranno certo mancare anche domani