IL TEMPO (E. MENGHI) - Qualcosa cambierà, ma Spalletti non ha intenzione di stravolgere la Roma. Si dovrebbe ripartire dal 4-3-3 lasciato in eredità da Garcia, con accorgimenti tattici diversi, ovviamente, e almeno un cambio, se non due, sulla fascia destra. Florenzi fa due passi avanti, Rudiger potrebbe farne uno verso l’esterno e trasformarsi in terzino, dando a Castan la possibilità di tornare titolare. Solo un’idea suggestiva, in realtà mai testata in questi tre giorni dal nuovo tecnico, che a fine rifinitura si è intrattenuto proprio col tedesco, Castan e Manolas. Un colloquio che non dovrebbe però incidere sulle scelte di modulo: la difesa a tre non è stata provata e sembra un azzardo troppo grande. Allora Rudiger potrebbe giocare nel suo ruolo naturale accanto all’onnipresente Manolas, con l’altro greco Torosidis sulla fascia (Maicon è out e ci prova per la Juve, così come Gervinho, se non parte, e Keita). Digne ha la maglia assicurata a sinistra, centrocampo solito con Pjanic, De Rossi e Nainggolan, da scoprire se il playmaker sarà il bosniaco o il romano, perché a detta di Spalletti entrambi hanno le qualità per farlo, in modi differenti. Davanti si rivede Florenzi con Salah sulla corsia opposta e Dzeko al centro. Una punta vera, niente «falso nueve» per questa Roma di Spalletti, sperando che la doppia squalifica abbia permesso all’ex City di ricaricare le pile e ritrovare l’istinto da bomber: il gol manca da novembre, l’ultimo al Barcellona quasi due mesi e mezzo fa.
Chi continuerà a mancare è la Sud, un vuoto che il tecnico toscano vivrà per la prima volta, aspettando l’esodo di massa per Torino la settimana prossima. Perché non è il cambio in panchina che i tifosi attendevano per tornare, ma la retromarcia delle istituzioni. Tengono il punto, fermi come le barriere della discordia, e non si lasciano sopraffare dalle emozioni di un ritorno così ben voluto: non basta Spalletti per riempire di nuovo la curva giallorossa.