LA REPUBBLICA (M. AZZI) - La Roma ha mancato d’un soffio il delitto perfetto: un solo tiro in porta e un gol, annullato a De Rossi perché la parabola arcuata di Rudiger aveva varcato la linea di fondo, prima di ritornare sul campo. Così almeno ha deciso l’arbitro Rizzoli, dando retta alla segnalazione (probabilmente giusta, rivista alla tv) del suo assistente. Ma lo scampato pericolo non basta per far sorridere il Napoli, che ai punti avrebbe meritato di più e ha provato in tutti i modi a vincere la partita: nonostante la serata di magra di Higuain. L’argentino era a un passo dallo storico primato di Maradona, a segno per 9 gare di fila al San Paolo. Impresa mancata: come il decollo definitivo della squadra di Sarri, scivolata in classifica a -4 dalla capolista Inter. Tra i due litiganti, negli opachi e un po’ deludenti 90’ di Fuorigrotta, ha finito per godere soltanto Mancini. La difesa a oltranza ha consentito infatti a Garcia di limitare i danni, nient’altro: in una sfida in cui anche i due tecnici devono rimproverarsi qualche errore, dominata dal non gioco. La mossa chiave, per rendere l’idea, è stata la marcatura fissa di Pjanic su Jorginho.
Il momento di crisi ha imposto alla Roma di fare di necessità virtù, rinunciando in maniera fin troppo palese alle sue velleità offensive. I giallorossi hanno contrastato il Napoli come una provinciale e non è un caso che - così facendo - siano stati la prima delle “grandi” a uscire indenne dal San Paolo. Garcia si è preoccupato principalmente d’inaridire la manovra degli azzurri, sempre a segno davanti ai loro tifosi nelle ultime 25 partite di campionato. Questa volta i rifornimenti per Higuain sono arrivati invece con molta lentezza e fatica, complice lo scadimento di forma di Callejon e Jorginho: i più appannati nel vano assedio. Ma è stata soprattutto la consistenza del bunker degli ospiti a congelare il risultato sullo 0-0 di partenza. Spazientito Aurelio De Laurentiis. «Il calcio italiano purtroppo ci costringe anche ad accettare dei pomeriggi del genere: non posso rimproverare nulla alla mia squadra, che ha provato sempre a giocare ». Un parere preso al volo pure da Sarri. «Il risultato è ingiusto, è stata la nostra prestazione migliore. Nella boxe, in situazioni del genere, s’arriva perfino al lancio della spugna».
Ma il Napoli deve fare anche mea culpa. Il primo tempo è stato di una noia mortale e ha messo a dura prova la pazienza dei 55 mila del San Paolo: obbligati ad assistere a una gara bloccata, anonima e senza pathos, nell’inutile attesa della scintilla in grado di infiammarla. L’episodio meno scontato è stato l’incidente dell’assistente Cariolato, sostituito dopo un paio di minuti di stop dal quarto uomo, Barbirati. Neppure il lungo recupero è bastato però per smuovere le acque e all’intervallo entrambi i portieri sono tornati negli spogliatoi senza il voto in pagella: annoiati pure loro. Migliori in campo Hysaj e Koulibaly da una parte, Rudiger e Manolas dall’altra: ulteriore indizio di una partita dominata in maniera netta dal non gioco. Nemmeno l’ombra di una palla gol.
Sarri si è aggrappato alle giocate di Insigne e Hamsik, gli unici ad arrivare al tiro e a creare dei veri rischi. Il capitano del Napoli ha avuto la prima chance per sbloccare il risultato dopo un’ora esatta, sfiorando il palo. Tardivo l’ingresso di Mertens, che ha quasi fatto saltare il banco. Garcia ha recriminato per il (non) gol di De Rossi. «Non è certo al cento per cento che il pallone fosse uscito, potevamo pure vincere». Invece la Roma ha quasi rischiato di perdere, dopo tanta fatica, per la azzardata sostituzione di Florenzi con Gyomber: travolto nel finale. Ma ci ha pensato Szczesny a blindare lo 0-0, sugli ultimi assalti di Hamsik e Mertens. Guai per Sarri se non segna Higuain.