IL TEMPO (A. AUSTINI) - Ogni minuto che passa, la panchina è sempre più sua. Se Rudi Garcia passerà «indenne» i prossimi due-tre giorni, allora sarà certo di guidare ancora la Roma alla ripresa contro il Chievo a Verona. E poi? Chissà.
Intanto è in ballo la conferma del francese per l’immediato, più vicina dopo la vittoria seppur soffertissima col Genoa. Entro Natale la società intende sciogliere le riserve, anche perché il 29 si riparte con gli allenamenti e il campionato consente ai giallorossi di giocarsi ancora molto. Praticamente tutto. E allora decidere per il meglio è quanto mai obbligatorio, senza trascurare i possibili effetti a medio-lungo termine di una scelta avventata.
Ovviamente non è passato inosservato a Pallotta quell’abbraccio della squadra a Garcia, segno di unità da non sottovalutare per chi, come il presidente della Roma, è molto attento a certe dinamiche basilari nello sport. Dopo averlo difeso a lungo, anche a fronte delle tante perplessità emerse dai racconti provenienti da Trigoria già nella passata stagione, il proprietario del club ha iniziato a pensare, con un’insistenza sempre maggiore, che fosse opportuno dare una scossa ed esonerare il francese. Ma non è mai stato del tutto convinto e a maggior ragione non può esserlo al termine di una partita vinta, con intrinseco messaggio trasmesso dai giocatori.
Il confronto tra Pallotta e i dirigenti è quotidiano, attraverso conference call a tratti infuocate, da cui uscirà una decisione comunque «collegiale». Al momento sono più alte le percentuali di conferma di Rudi, visto che a Trigoria sono abbastanza convinti di un fatto: un nuovo tecnico, chiunque esso sia, non sarebbe in grado da solo di risolvere i tanti problemi registrati nelle ultime settimane. Fra i nodi c’è anche la preparazione atletica, affidata ai «fedelissimi» del presidente, Norman e Lippie, e tirata spesso in ballo dallo stesso Garcia: i calciatori sentono di non avere più benzina nelle gambe e, uno dopo l’altro, si sono lamentati con l’allenatore e la società. Non a caso il francese ha parlato di «cose da cambiare a gennaio». E non si riferiva solo al mercato.
Intanto è partito per le vacanze con la sua compagna, passando per Parigi e abbastanza convinto che la Roma non gli rovinerà il Natale. Il manager Boisseau era domenica all’Olimpico, pronto a incontrare i dirigenti in caso di rottura: alla fine è bastato solo un rapido saluto. Ma la partita col Genoa ha dato anche diversi spunti in favore dell’esonero: la squadra è bloccata, continua a giocare malissimo, oltre alle gambe non gira la testa, colpa anche dell’entusiasmo scomparso all’Olimpico. Segnali che la società è «costretta» a cogliere. E infatti l’eventuale cambio in panchina verrebbe deciso proprio per dare una scossa positiva all’ambiente, oltre che alla squadra.
Spalletti sarebbe l’uomo più adatto in questo momento, avendo lasciato un ricordo molto positivo: la maggior parte dei romanisti lo preferisce agli altri allenatori avvicinabili attualmente. La Roma lo sa e lo tiene «in caldo» come prima alternativa a Garcia, anche se di contatti concreti e approfonditi non c’è traccia. Le controindicazioni valgono per Spalletti e gli altri: ingaggiare adesso con un tecnico di alto livello vorrebbe dire impegnarsi anche per gli anni futuri (e rinunciare a Conte & Co. a giugno), sarebbe poi da verificare la compatibilità con i preparatori scelti da Pallotta e il bilancio si appesantirebbe di un altro stipendio importante.
Entro Natale sapremo, consapevoli che alla prima, nuova difficoltà, da Verona in poi, il tormentone-esonero tornerà alla ribalta. Ma la Roma spera di fare i conti a fine stagione. Con tutti.