IL TEMPO (A. AUSTINI) - Cinque partite, sei se la Lega deciderà di fissare a dicembre (l’alternativa più probabile è gennaio) per la gara secca degli ottavi di Coppa Italia, poi l’anno solare della Roma sarà concluso. E sarà tempo di un primo bilancio sostanziale in una stagione ancora indecifrabile.
La «pazza» creatura di Garcia viaggia in un limbo, sospesa tra la possibilità concreta di riempire finalmente la bacheca impolverata e la paura di buttare di nuovo tutto al vento. Quattro gare di campionato, compreso lo scontro diretto con il Napoli che a Trigoria continuano a ritenere la vera antagonista per lo scudetto (senza perdere di vista la Juventus in rimonta), una sorta di spareggio in Champions che vale circa 13 milionie la credibilità europea di una squadra e un allenatore di nuovo umiliati a Barcellona.
Garcia, sin dalle interviste del post-partita al Camp Nou, sta provando la tattica di «normalizzare» la batosta presa da Messi & Co. «Sono troppo forti per noi» ha ripetuto alle varie tv e ai giocatori, anche ieri in allenamento ha usato più carota che bastone, convinto che sia il modo migliore per favorire un pronto riscatto già domenica contro l’Atalanta. Il turno è sulla carta favorevole, visto lo scontro diretto in programma lunedì tra Napoli e Inter, ecco allora subito l’occasione di far tornare la fiducia. De Rossi tornerà al suo posto, Florenzi potrebbe scalare di nuovo in una difesa dove chiede spazio Castan, mentre davanti chiede una chance Iturbe, fra i pochissimi a salvare la faccia a Barcellona.
Dopo la sfida alla squadra di Reja ci sarà una settimana senza impegni, utile a preparare la trasferta nella Torino granata dove la Roma di Garcia non ha mai vinto. Raccogliere sei punti in due gare sarebbe il viatico migliore per avvicinarsi alla sfida che Rudi, i giocatori e la società aspettano con ansia: contro il Bate Borisov c’è in ballo la qualificazione agli ottavi di Champions che manca da 5 anni, il traguardo fissato a inizio anno in attesa di attrezzarsi per diventare competitivi anche in Europa. Quattro giorni dopo si va al San Paolo, uno stadio dove i giallorossi hanno perso tre volte su tre negli ultimi due anni (Coppa Italia compresa). Quindi finale del 2015 in casa col Genoa il 20 dicembre.
Un ciclo già decisivo che può indirizzare la Roma da una parte o l’altra del limbo. Pallotta sbarcherà nei giorni della sfida col Bate e insieme ai dirigenti deciderà come e se intervenire sul mercato a gennaio. Se sull’allenatore ogni discorso sembra rinviato a fine stagione, al momento non sono in programma operazioni importanti, ma queste cinque partite potrebbero convincere Sabatini a «muovere» la rosa. Per ora aspetta il brasiliano Gerson, in arrivo a inizio dicembre, per poi spedirlo a Frosinone o in un altro club italiano in attesa di tesserarlo a luglio, ha promesso Uçan al Bologna e vorrebbe trovare un club di serie A dove far crescere Ponce. Al netto di altri investimenti sui giovani (nel mirino i centrocampisti Leandrinho del Ponte Preta e H’Maidat del Brescia), gli eventuali «colpi» si potranno realizzare solo cedendo qualcuno dell’attuale rosa, in cui dovrà essere inseritoStrootman a discapito probabilmente di Lobont (il portiere si può cambiare in qualsiasi momento dell’anno). Detto che Cole è già fuori rosa e cerca offerte, che Doumbia può fruttare una quindicina di milioni tra Premier e offerte cinesi, la Roma aspetta di capire cosa fare con Iturbe: se l’argentino chiederà di partire, verrà accontentato e sostituito con un esterno d’attacco ancora da individuare.
In difesa tutto ruota attorno a Castan. Nel piano iniziale doveva essere un titolare, finora ha giocato due partite perché Garcia non lo vede pronto così come Gyomber, a dicembre si farà un punto anche sui centrali: possibile ne arrivi uno nuovo. Di certo non Benatia.