IL MESSAGGERO (U. TRANI) - Gli alibi evaporano dentro l’Olimpico ormai vuoto di pubblico e soprattutto di passione. La Roma perde nuovamente la faccia inchinandosi anche davanti all’Atalanta: 2 a 0 umiliante e senza storia. Il campo non è impraticabile come nell’ultima gara del torneo, pareggiata al Dall’Ara contro il Bologna; gli avversari non sono Messi, Suarez e Neymar come nella vergognosa resa di martedì sera contro il Barça al Camp Nou. Sul terreno gioco in perfette condizioni bastano Moralez, Denis e Gomez per i giallorossi che cadono per la prima volta in casa in questa stagione (3° ko del torneo dopo quelli contro la Sampdoria e l’Inter) e restano al 4° posto. Il turno favorevole diventa il punto di non ritorno. Perché ormai Garcia non è più padrone della situazione e la proprietà, affidandone comunque la debole difesa a Sabatini, lo tiene ancora in sospeso chissà fino a quando. Il tecnico, per il momento, non viene messo alla porta, ma prendere tempo sta diventando il male peggiore. Sfiduciato ad inizio estate direttamente da Pallotta (presto qui per il Giudizio residenziale), adesso è lasciato in balia dei risultati che non sono da grande club. Da chi investe per migliorare, da chi spende e spande per gli ingaggi di calciatori sopravvalutati. Lo stipendio di 2,8 milioni a stagione fino al 30 giugno 2018 (poco meno di 17 milioni lordi) ha il suo peso, condizionando, e non poco, la decisione, perché il bilancio risentirebbe dell’eventuale esonero e al tempo stesso dell’ingaggio da versare al nuovo allenatore.
COMPROMESSO INUTILE - Garcia cambia ancora formazione (diversa per 18 volte su 19 gare) e paga il turnover proprio come accadde, sempre in casa, contro il Sassuolo. Ma 2 mesi fa andò meglio perché almeno la Roma prese 1 punto. Stavolta nemmeno quello. Sono 4 le novità, gestite con approssimazione: De Sanctis per Szczesny, Castan per Ruediger, De Rossi per Keita e Iturbe per Maicon. In corsa userà pure il giovane attaccante Sadiq. Le mosse, dopo il crollo vergognoso contro il Barça, sono incomprensibili. Giustificato solo il ritorno di De Rossi: Keita è fuori condizione. Ma le altre 3 sembrano mirate a non scontentare il gruppo e la società. Il vice portiere leader dello spogliatoio al posto del titolare irrequieto; il difensore centrale con il muso lungo per l’acerbo Ruediger e lo svalutato Iturbe per l’impresentabile Maicon, con felicità doppia di Sabatini che, oltre a vedere in campo l’attaccante si gusta Florenzi nuovamente da terzino destro. Ma fare 3 cambi proprio lì dietro dove la fragilità sta incidendo nel rendimento della squadra è stato fatale. La difesa ha preso altri 2 reti: ora sono 17 in campionato e 33 se si contano pure le 16 subite in Champions.
IDENTITÀ SCOMPARSA - La Roma peggiora, a prescindere dagli interpreti. E non c’entra lo spartito, inizialmente il 4-3-3 che nella ripresa con l’avanzamento di Pjanic si trasforma scolasticamente nel 4-2-3-1. Squadra lunga e vuota di idee, incapace di alzare il ritmo e di fare il pressing. Florenzi fa l’ala e non il terzino anche perché Iturbe e Iago Falque si nascondono. Dzeko arretra, come già accadde alla prima giornata di campionato, perché nessuno lo accompagna. Il tempo si è fermato al 22 agosto, pari sciapo al Bentegodi contro il Verona. Affiancargli Sadiq è stato inutile per la Roma e controproducente per il ragazzo. De Rossi va al minimo, Castan non è pronto, Nainggolan non sembra lui e Pjanic non sa che fare. Reja sì: contropiede semplice semplice, appoggiandosi su Denis e lanciando gli esterni Moralez e Gomez. I 2 gol dell’Atalanta (a secco nelle ultime 4 trasferte) sono i soliti regali: Digne per l’1 a 0 e Maicon, espulso dopo l’entrata grottesca, per il raddoppio su rigore. Il miglior attacco del torneo fa cilecca come contro l’Inter. Ma il 2° digiuno è molto diverso: l’efficacia offensiva non c’è più. Guarda caso con l’uscita di scena degli anarchici Gervinho e Salah. Le loro ripartenze hanno tenuto in vita la Roma che non è organizzata e dunque vive sulle giocate dei singoli. Ma dietro i titolari, il nulla (o quasi): mancano i ricambi. La rosa è incompleta e la classifica ne risente: 5 punti in meno del torneo passato e 7 se si torna indietro di 2 anni. Sempre con Garcia in panchina. Responsabile dell’andamento lento quanto la società che ha indebolito la squadra, bocciata e fischiata dai tifosi.