IL MESSAGGERO (S. CARINA) - A volte i leader possono essere (anche) silenziosi. Non serve urlare in campo, rilasciare dichiarazioni ad effetto fuori o segnare un gol a partita. Per non tornare troppo indietro nel tempo, Samuel ne è stato l’emblema. Uno di quei calciatori che parlava soltanto con gli occhi. Agli avversari bastava incrociare il suo sguardo gelido e inespressivo per girare a largo. Chi sta provando a ripercorrere le orme dell’argentino è Manolas. Uno che come l’ex Boca con le parole gioca poco, «perché sono greco e parlo sul campo». Caratterialmente e tecnicamente differenti, Kostas sta acquisendo quella sicurezza necessaria per diventare il leader del reparto. E la tifoseria inizia ad accorgersene e dimostra di apprezzare. Nell’Olimpico formato acquario delle ultime settimane, il boato con il Leverkusen quando ha recuperato 15-20 metri a Bellarabi lanciato a rete (ricordando Vierchowood) non ha avuto nulla da invidiare a livello di decibel all’urlo degli stessi trentamila per il rigore decisivo calciato da Pjanic.
L’INSOSTITUIBILE - Arrivato due anni fa per sostituire Benatia, Manolas ha dovuto confrontarsi per un periodo con il fantasma del marocchino. Ora a forza di prestazioni positive è divenuto un punto di riferimento. Non solo per la gente ma soprattutto per Garcia. Nessuno infatti gioca come lui. Delle sedici gare stagionali, il tecnico gli ha risparmiato soltanto gli ultimi 20 minuti contro l’Udinese con la Roma avanti già di tre reti. E per non farsi mancare nulla, ora che c'è la sosta ha risposto alla convocazione della Grecia. In 15 mesi ha cambiato cinque partner. Li ha provati tutti, a rotazione: Yanga-Mbiwa e Astori lo scorso anno, De Rossi, Ruediger e, per una partita e mezzo, Castan in questa stagione. Proprio il brasiliano doveva rappresentare il suo partner ideale nelle idee estive. Garcia per ora ha scelto diversamente. E così Manolas si è ritrovato, a soli 24 anni, a far da chioccia a Ruediger, un altro che dimostra di apprendere in fretta. Una crescita, quella dell'ex Olympiacos, che già in estate ha attirato l’attenzione di alcuni club stranieri.
LE OFFERTE - Ad agosto, nelle ultime ore di mercato, un intermediario si è presentato a Trigoria paventando un’offerta di 35 milioni del Chelsea. La Roma, come è normale che sia, ha vacillato. La plusvalenza sarebbe stata ottima e in teoria ci sarebbe stata la disponibilità finanziaria per trovare un sostituto. Ma i tempi stretti e la difficoltà a reperire elementi già pronti, hanno fatto dire di no a Sabatini. Affare saltato ma sirene che restano in agguato. Storia quindi futuribile, meglio fermarsi all’attualità.