IL TEMPO (E. MENGHI) - I contratti in essere dicono che la Roma a giugno si ritroverà senza portiere. Szczesny è in prestito e l’Arsenal è intenzionato a riportarlo a casa, De Sanctis è in scadenza. Sabatini ha già bloccato un nuovo numero uno, il brasiliano Alisson dell’Internacional, ma Morgan non vuole smettere col calcio e si offre per restare un altro anno in giallorosso, anche come riserva: «Mi sento bene, credo – ha sottolineato dall’evento "TedxYouth" all’Auditorium – di dimostralo quotidianamente e ho l’obbligo e il dovere di farlo. Durante gli allenamenti e, se dovesse capitare, durante le partite. Se queste saranno le condizioni, non ci penso minimante a smettere. L’anno scorso mi incontrai con il direttore a dicembre, quest’anno potrebbe essere più avanti, ma non c’è premura. Per adesso i portieri della Roma ci sono, sono bravi e, fino alla fine della stagione, dobbiamo continuare a garantire un alto rendimento». Lui da secondo (311 minuti finora), Szczesny da primo, con la valigia pronta: «Wojciech è stato onesto. Diamogli fiducia indipendentemente da quelli che saranno gli scenari futuri, che in questo caso non dipendono solo dagli interpreti».
Perché se Wenger volesse riprenderlo, e così pare, ci sarebbe poco da fare. Sia per la Roma, sia per il polacco, che ha ammesso di sognare il ritorno in Inghilterra. Non ha voglia di cambiare aria De Sanctis, che ha scelto la capitale per vivere con la famiglia: «La mia priorità è sicuramente la Roma. Poi, quando si firmano i contratti, non si firmano da primo, secondo o da terzo portiere. Ci si allena per dare un contributo tutti i giorni. Decideremo insieme alla società. Sono un profilo di giocatore maturo, so quali sono i miei diritti e i miei doveri e non metterò spalle al muro nessuno perché non vorrei mai essere messo spalle al muro».
La società non ha fissato alcun appuntamento per il futuro della porta, né con l’Arsenal né con Morgan e prima di febbraio difficilmente verrà affrontato il discorso rinnovo. Un tema caldo resta il rapporto tifosi-squadra, nel quale si inserisce la visione di De Sanctis, molto simile a quella del presidente Pallotta: «È sbagliato generalizzare: ci sono i tifosi, che sono la maggior parte, e poi ci sono altri che non so come definire. Ritengo sacrosante alcune rivendicazioni, come i controlli eccessivi, ma per noi sarebbe fondamentale averli al nostro fianco, nel rispetto del programma che è stato stabilito dalle istituzioni». Il portiere ex Napoli sogna un ritorno alla normalità, concetto che tanto stona con i fatti di Parigi: «Chi può rimanere indifferente rispetto a delle cose che ci coinvolgeranno tutti per il resto della nostra vita? Non ci sono aggettivi per descrivere l’accaduto. Noi – ha aggiunto Morgan – come gruppo siamo perennemente in contatto e il nostro team manager (Manolo Zubiria, ndc) ci ha informato che i romanisti a Parigi stavano tutti bene. Non c’era soltanto Garcia, ma anche Digne, Rüdiger e dei dirigenti. È stata una notte terribile per chi c’era e per chi l’ha vissuta da casa».
L’allenatore francese era allo Stade de France, ma a differenza di Rudiger – costretto a passare la notte nell’impianto con i compagni di Nazionale – è tornato subito nella sua abitazione di Parigi con la compagna e ha scelto di non anticipare il rientro a Roma: oggi salirà sull’aereo alla fine di un weekend di terrore.