LA REPUBBLICA - Aggredisce, risolve, liquida. La Roma è un’altra. E con Maicon, che spacca la partita, è anche qualcosa di più. L’era del pantano sembra finita, finita l’epoca dei giocatori che s’innervosiscono, perdono di vista i compagni e il senso ultimo delle cose. Ora la Roma sa come fare. In questo momento non c’è situazione che l’entusiasmo e le qualità non sappiano decifrare. Roma prima con tre reti all’Udinese che cede subito, stranita da un numero dieci travestito da terzino. Rovistando nella modulistica di Trigoria, senza Salah e De Rossi squalificati, Garcia aveva scelto il “file” del 4-4-2, aggiungendovi però l’incognita Maicon. Il brasiliano ha trasformato un modulo tradizionalmente compatto in una scintilla tattica. Se la squadra avversaria, o il suo tecnico, non si rendono conto che il brasiliano fa l’attaccante e va marcato come tale, si determina uno squilibrio inquietante. Maicon, da solo, strattona il 4-4-2 sino a renderlo un 2-5-1-2, la Roma tradisce l’Udinese, perpetra l’inganno fulmineo, inocula il veleno più rapido a fare effetto. Non sono ancora passati quattro minuti, Maicon era solo da almeno quaranta secondi, misteriosamente gli udinesi giravano al largo, nemmeno fosse un appestato, Nainggolan lo chiama in causa, lui spedisce un cross teso, basso, proprio in quel punto in cui la difesa è più scoperta, non sa dove guardare e chi cercare, a sei metri dal primo palo in linea retta. Pjanic colpisce al volo (4’). Dopo cinque minuti Maicon salta mezza difesa, compreso l’immobile Piris, e raddoppia. Snocciola un’esultanza polemica, forse verso un mondo che non lo capisce abbastanza (vorrebbe e meriterebbe di giocare di più?). Non è un terzino, è una star. Non rimproveratelo se difende a strappi, sono gli altri che debbono difendersi da lui. Non è un giocatore con dei problemi alle ginocchia, sono delle ginocchia magiche e un po’ sofferenti che hanno ancora voglia di seguire il loro padrone. Viva Maicon, che insieme a un superbo Nainggolan, al camaleontico Dzeko e ai sempre più continui Pjanic e Gervinho, riporta la Roma in testa alla classifica con le sue giocate romantiche. Al 21’ il brasiliano accelera verso il fondo come fosse Cafu a 25 anni, Pasquale rimane fermo come un palo della luce, Gervinho manca pallone e 3-0. L’Udinese si contenta di non soffrire troppo, le mancano i collegamenti e la convinzione di poterli stabilire perché Iturra è un centrale troppo scolastico. Dopo il 2-0 la Roma si risistema col 4-3-3. Florenzi vicino al 3-0 su lancio di 35 metri, ovviamente di Maicon. Testa e gambe sciolte, vantaggio rassicurante, spettacolo. La Roma offre una sensazione di potenza controllata, controlla controlla e ogni tanto esplode con duetti e terzetti che sembrano raffiche. Artistico il volo collettivo per l’occasione di Falque al 40’. Il vero merito dell’Udinese è di non sfaldarsi. Nella ripresa, prima di smontare il palco e riempire i bauli con i costumi di scena, c’è tempo per una zingarata di Manolas che serve Gervinho per il 3-0 (18’), per qualche sostituzione che disorienta un po’ la Roma (soprattutto Gyömber per Manolas) portando al gol di Thereau (32’), e per una paratona di Karnezis su Iturbe (36’).
Roma, in vetta con una pioggia di gol. Dzeko a secco, Maicon doma l'Udinese
29/10/2015 alle 12:19.