CORSERA (L. VALDISERRI) - L’ufficialità di Trigoria è: siamo tutti con Garcia. Il problema – con due sconfitte e tre pareggi in otto partite, 11 gol subiti, il sesto posto in campionato e la qualificazione agli ottavi di Champions messa a rischio dalla disfatta di Borisov — è capire se siamo dalle parti di «Enrico, stai sereno» di renziana memoria.
La piazza romana ha eletto Garcia a colpevole (quasi) unico. Una lapidazione da social media che va oltre i demeriti dell’allenatore. Le colpe di Rudi sono sotto gli occhi di tutti: la squadra gioca male e ha la peggior media punti nelle tre stagioni del francese; le formazioni iniziali sono spesso sbagliate — quella contro il Bate in modo clamoroso — e non sempre bastano le correzioni in corsa; il valore di mercato di molti giocatori è diminuito o, vedi Iturbe, azzerato.
Tutto questo è trasparente. Lo è molto meno il ruolo avuto dagli altri dirigenti nella costruzione di questo gruppo. La Roma ha un «undici» di alto livello, forse il migliore d’Italia, ma il prezzo è stato una coperta cortissima: mancano un centrale difensivo e una riserva di Digne; tutti gli esterni d’attacco sono incursori e solo Iago Falque non è anarchico; non c’è un vice Dzeko; sono stati sottovalutati (eufemismo) i tempi di recupero di Strootman e Castan; nell’affare Nainggolan è stato pagato a peso d’oro Ibarbo (e non riscattato Astori) poi prestato al Watford; Ljajic è stato regalato all’Inter senza sostituirlo con un altro «italiano», così che in Champions la Roma ha presentato una lista di 21 giocatori anziché 22. In questo senso è stato un record mondiale mandare in campo a Borisov il giovane Soleri (’97) che non era mai stato neppure in panchina in prima squadra.
I problemi erano lampanti già a giugno, quando Garcia è stato depotenziato con l’arrivo di un procuratore scelto da Pallotta (Norman). Lo stesso Pallotta che aveva detto che avrebbe fatto di Garcia il Ferguson di Roma.
Sarebbe stato meglio salutarsi dopo il campionato scorso, chiuso dal gol di Yanga-Mbiwa nel derby che ha fatto tutta la differenza del mondo. Un contratto da 2,8 milioni netti a stagione, fino al 2018, è stato il cemento al posto dell’amore. Ma, in caso di tracollo anche a Palermo, che fare?
Visto che le cattive notizie non viaggiano mai sole e che i tempi della giustizia sportiva sono biblici, ieri De Rossi è stato deferito per l’esultanza nel derby del 24 maggio. Il procuratore Palazzi parla di «plateale gesto offensivo e provocatorio verso i tifosi avversari… con le braccia sollevate in alto, entrambe le dita medie delle mani». De Rossi sarà multato, come avvenuto in passato a Radu e Totti.