IL TEMPO (E. MENGHI) - Bravo se l’è fatto dire, ma ha scelto di non dirselo. Garcia a Firenze ha vinto il confronto con quel Sousa di cui lui per primo ha esaltato la maestria tattica, ma è proprio lì che l’ha «fregato». Ha dato alla squadra un compito preciso, un piano anti-Fiorentina che l’undici giallorosso ha seguito alla lettera: fare pressing alto e rischiare la giocata sullo 0-0, sacrificarsi in difesa dopo il vantaggio. La Roma ha segnato presto, questo non era previsto, per cui ha dovuto sudare un po’ di più e dopo il 4-4 di Leverkusen la possibilità che la stanchezza si facesse sentire nel finale c’era. Ma è filato tutto liscio, anche per demeriti di una Fiorentina sciupona sotto porta, ma soprattutto per merito dell’allenatore francese, che a differenza di altri colleghi si è preso spesso le critiche e raramente gli applausi. Stavolta è proprio il caso di parlare di una vittoria personale di Garcia: «Sono contento della vittoria e della partita, del contenuto. Ci sono serate dove le cose si svolgono come le abbiamo pensate. Sono contento per i miei giocatori, io non corro, chiedo delle cose e vedo se le fanno o no. Loro sono stati perfetti sul fatto di dare tutto».
Lui, c’è da aggiungere, ha fornito il giusto spartito da recitare al Franchi per prendersi la vetta. «Adesso – dice Garcia con un mix di sarcasmo e senso di rivalsa – non è che perché siamo primi siamo i favoriti per lo scudetto. Un po' di tempo fa avevamo il peggior direttore sportivo, il peggior allenatore e i peggiori giocatori, quindi ora non possiamo essere noi i favoriti. Siamo in testa dopo un quarto di campionato, ma dobbiamo tenere i piedi per terra». Si è tolto un sassolino dalla scarpa che teneva lì da tempo ed era da molto che non ci metteva quella grinta e quella cattiveria a bordo campo. Ha persino richiamato i medici che stavano per entrare in campo, «perché ogni dettaglio conta e non potevamo restare in dieci inutilmente». Lucido e attento Rudi, i complimenti li ha fatti alla difesa, che un gol l’ha preso ma quando non contava più: «La prova difensiva ci darà fiducia. Rudiger mi è piaciuto, Szczesny ha fatto quello che doveva fare. Tatticamente e mentalmente i ragazzi sono stati fortissimi. Serviva che i Gervinho e Salah si sacrificassero dietro, ma hanno comunque avuto la possibilità di colpire. Dzeko ha aiutato tanto la squadra e nel futuro avrà un ritorno e potrà fare anche lui dei gol». Il piano di Firenze non sarà sempre replicabile, ma potrà tornare utile: «Abbiamo segnato troppo presto, sennò avremmo visto una Roma differente: sullo 0-0 erano previsti 85 minuti di pressing alto. Questo atteggiamento ci servirà in futuro, dopo non è che piango se perdo il primo posto nella classifica del possesso palla. Ci sono alcune partite in cui è giusto difendere così. Con più cinismo potevamo fare il terzo gol, su quello preso non dico nulla perché eravamo in dieci e ormai era finita. Da mercoledì mettiamo in campo gli stessi ingredienti. Non c’è una gara perfetta, ma ci siamo avvicinati alla perfezione per l’atteggiamento dei ragazzi, che hanno dato tutto per il branco e il branco è stato ampiamente ricompensato».