«Errori da Ignazio sulle sue spese. Nuovo stadio, progetto a rischio»

14/10/2015 alle 13:03.
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IL MESSAGGERO (S. CANETTIERI) - Alessandra Cattoi, assessore, braccio e amica personale di Marino.

Perché il sindaco si è dimesso?
«Non c’è più la maggioranza in Aula. Ignazio ha interrotto la sua esperienza per un motivo politico».
E gli scontrini e le polemiche continue non c’entrano nulla?
«Sì, errori e leggerezze su cui dobbiamo interrogarci tutti. Ma non sono il motivo della crisi, che è politica».
Matteo Orfini ha deciso di staccare la spina dopo mesi di puntellamento. Tradimento o cinismo?
«Il Pd romano non ha mai tollerato Ignazio. Poi, dopo Mafia Capitale, è iniziato un lavoro parallelo tra noi e Orfini. Il problema è stato altrove».
Con Renzi?
«Sì, con lui e con un gruppo dirigente più ampio del Pd. Non ci sono stati rapporti diretti, l’informazione è passata solo per i giornali».
Come giudica la gestione di Orfini?
«É stata buona, ci ha aiutato tantissimo, ha difeso il sindaco è stato coraggioso. Dopodiché ha detto ‘non ce la faccio più a difenderlo’ ».
Da chi? Da Renzi?
«Sì è quello che ammette anche lui, mi sembra».
Un pezzo di Pd tra piazza e web sta con Marino. Il partito pagherà questa scelta alle elezioni?
«É la dimostrazione che forse non è vero che non era in sintonia con la à. Forse solo con una parte non lo era. Manca molto alle elezioni, sicuramente una crisi come questa sarà difficile da spiegare fino in fondo».
Cosa farà Marino il 3 novembre: si candiderà a sindaco con una lista civica, parteciperà alle primarie del Pd o ritornerà in America?
«Non lo so, escludo che si ricandidi con una sua lista civica perché non è una persona che sta in politica per opportunismo o per dare fastidio agli altri».
Quindi primarie del Pd?
«Non credo nemmeno a questo».
Qual è il progetto più importante che il Comune perde con la fine prematura di questa consiliatura?
«Innanzitutto il macroprogetto: il cambiamento della mentalità. Portare la legalità, il merito e le regole. Spero che non vadano perduti, ma sarà tutto più affievolito».
Nel merito?
«Ci saranno grandi passi indietro per lo e il ponte dei congressi. Forse anche sulla cultura».
Lei quando ha capito che era finita?
«Il giorno in cui gli hanno dato la scorta, invece mi sono sbagliata. La sua resistenza è stata incredibile».
Tirando le somme: questo braccio di ferro lo ha vinto Renzi. Ma quanto ha influito l’inesistenza di un rapporto personale tra sindaco e premier?
«I rapporti istituzionali sono sempre stati ottimi. I fondi per il Giubileo però si potevano sbloccare a maggio e non a fine agosto».
Marino paga una debolezza politica intrinseca figlia di polemiche, gaffe e bufere mediatiche. Lo riconosce?
«Sì, ci sono stati degli errori. Noi abbiamo impiegato un anno per mettere in ordine i conti, poi un altro anno per riportare la legalità. Ci siamo forse dimenticati dell’ordinaria amministrazione».
Ma dal punto di vista del personaggio?
«Dopo le vacanze estive gli dissi di non ripartire e che ci sarebbero state altre polemiche, ma lui mi rispose: sei una provinciale, io non parto per me ma per il bene di Roma».
Lei è considerata la vestale del marinismo, la sarcedotessa del chirurgo dem, la regina del cerchio magico. Si riconosce in queste definizioni?
«No, lui ascolta molte altre persone, ho un’incidenza perché siamo amici».
Metterebbe la mano sul fuoco sulle cene di rappresentanza di Marino?
«Non lo so, forse può aver fatto qualche errore. Lei si ricorda con chi è andato a cena il 26 dicembre del 2013?».