IL TEMPO (A. AUSTINI) - Almeno un pareggio. È l’obiettivo minimo della Roma stasera a Leverkusen contro il Bayer per sperare di raddrizzare una Champions già guastata dalla pesante sconfitta di Borisov.
Un esame tosto, contro i giustizieri della Lazio ai playoff, una squadra piena di ottimi giovani allenati da un tecnico all’avanguardia come Schmidt, che piace non poco a Sabatini, e costruita da Rudi Voeller. Roma e Bayer sono legati non solo dal tedesco «volante» tanto amato dai tifosi, ma da una storia di affari sul mercato: da Leverkusen l’allora dirigente giallorosso Baldini prese prima Paulo Sergio e poi Emerson. Poi nel 2007 è stata la volta di Juan, mentre l’estate scorsa il viaggio inverso l’ha fatto il giovanissimo croato Jedvaj, troppo acerbo (e indisciplinato, dicono a Trigoria) per tentare fortuna nella Capitale e invece prontissimo a giocare subito la Champions col Bayer.
Quella di stasera è la terza sfida ufficiale tra le due squadre: andò male alla Roma nei precedenti del 2004, sempre nella fase a gironi di Champions. Un ko per 3-1 all’andata e un pareggio 1-1 all’Olimpico che fruttò l’unico punto ai giallorossi in quel disastroso torneo, disputato nell’anno post-Capello con quattro allenatori a sedersi in panchina nella stessa stagione. Uno fu proprio Voeller, che si accorse in fretta di essere tornato nel posto sbagliato.
Undici anni dopo e a quindici dall’ultimo successo della Roma in Germania (0-3 ad Amburgo in Coppa Uefa) tocca a un altro Rudi riscrivere la storia. Con Garcia in panchina finora è arrivata una sola vittoria su 8 partite giocate, il francese si difende ricordando il blasone delle avversarie: «Abbiamo affrontato due volte il Bayern Monaco e il Manchester City - sottolinea - e una il Barcellona. Era possibile fare meglio ma continueremo a giocare per vincere: inutile guardarsi indietro, non possiamo cambiare le cose. Ora ci restano quattro partite, sono poche e serve prendere punti in questa gara, altrimenti il destino non sarà più nei nostri piedi. Battendo il Bayer in casa loro faremmo un grosso passo avanti, sarà una partita importante ma non decisiva. Quest’anno sono arrivati giocatori che conoscono la Champions, altri devono fare ancora esperienza, ma noi vogliamo passare il girone».
Quanto all’assetto, non si sbilancia. «Col 4-4-2 la squadra è più equilibrata? Sì e no. L’importante è l’atteggiamento: in campo capiremo se siamo migliorati, finora abbiamo preso troppi gol, anche se farne tanti ci aiuta. Bisogna trovare il giusto equilibrio». In Germania ha portato due ex militanti in Bundesliga, Dzeko e Rudiger: «Sono pronti ma forse non hanno 90’ nelle gambe. Giocare come difensore centrale richiede meno sforzo che fare l’attaccante», spiega Garcia dando l’impressione di non voler rischiare il bosniaco. Ma tante volte alla vigilia ha bluffato. Chissà se ha chiesto qualche consiglio a Pioli su come affrontare i tedeschi. «Li abbiamo studiati in tutte le partite, comprese le amichevoli. A volte i dettagli possono fare la differenza».
Rispetto a un paio di settimane fa ha ritrovato serenità e fiducia, adesso il tecnico si mostra entusiasta. «Questa settimana è eccitante - ammette - visto che domenica giocheremo per il primo posto a Firenze. È una cosa "gigante"».
Accanto a lui c’è seduto un piccolino, Florenzi, a cui chiederà di correre per due. «Siamo tornati l’anno scorso in Champions dopo tanto tempo, ora - promette - vorremmo fare un salto di qualità».