IL MESSAGGERO (A. ANGELONI) - Alzi la mano chi, tra i dirigenti della Roma, rifarebbe di nuovo la scelta di confermare Rudi Garcia. Tutti. Un passo indietro. Siamo a maggio, fa già caldo, il tecnico inciampa in una conferenza stampa che fa girare le scatole a tutti i graduati di Trigoria, da Baldissoni in giù. A Boston, anche il presidente Pallotta non gradisce (eufemismo). La stagione è finita benemaè andata così e così, che si fa? In genere si prende l’allenatore, ci si dice che c’eravamo tanto amati, ci si saluta, un ringraziamento doveroso e ci si trasmette l’esigenza che insieme non si potrà più continuare. Succede, anche nelle migliori famiglie. Invece, tutto resta così. Lo status quo, con piccole variazioni sul tema, una su tutte: Garcia viene depotenziato, o meglio limitato nel suo raggio di azione. Allenerà, al resto penserà la società, dal presidente a Zubiria, ora team manager. Pallotta crea o rimodella la struttura societaria e tecnica, con tanti punti di riferimento nelle stanze di Trigoria e in campo. Garcia, da dipendente, risponde al richiamo del padrone. Detto questo, il licenziamento non era possibile, o quantomeno era sconveniente. Meno lo sarebbero state le dimissioni, per ovvi motivi. Dimissioni che, è noto, non ci sono state. Quindi, mani basse e ricominciamo.
L’ESTATE DEI FINTI SORRISI Poi c’è stata Londra, l’assenza pesante dell’allenatore all’incontro, poi il colloquio tra Rudi e Jim nell’albergo del centro a metà giugno. Ricordiamo i sorrisi del post appuntamento, al quale ha partecipato il neo team manager Zubiria, una presenza inconsueta per quel tip odi incontri. Garcia alla fine dice: «Che succede? Succede che andrò ad allenare i Boston Celtics». Risate. Ma Rudi, sull’uscio dell’hotel, non aveva fatto altro che rispondere al suo presidente che gli aveva fatto capire che, la Roma che stava rinascendo, sarebbe stato in grado di allenarla anche lui (cioè, Pallotta). Se tu sei in grado di allenare la Roma, io i Boston Celtics. Chiamatelo, se volete, chiarimento. Non proprio. Il rapporto è andato avanti sul filo della sopportazione: vincerà chi si stanca dopo. E se oggi richiedi ai dirigenti della Roma: alzi la mano chi confermerebbe Garcia, si resterebbe con la mano alzata, come quattro mesi fa. E un giorno si dirà, c’eravamo tanto sopportati. Magari sopportati e vincenti.