IL MESSAGGERO (U. TRANI) - All’ora di cena (20,45), l’Olimpico finisce sotto i riflettori di tutto il mondo, con 142 paesi collegati in diretta tv (e 59.000 spettatori in tribuna), tutti rapiti dalla stella cometa Messi. La Roma, però, vuole brillare di luce propria, nella notte in cui entra per la decima volta nella più prestigiosa competizione d’Europa, la nona da quando si chiama Champions. Il debutto, a essere sinceri, mette i brividi solo nominando l’avversaria: sotto la collina di Monte Mario atterra, planando da un altro pianeta, il Barça campione in carica. L’inizio più complicato e al tempo stesso più affascinante. Garcia, secondo per due anni in Italia dietro alla Juve, cerca gloria anche contro le big del continente. Nella scorsa stagione si fermò alla prima fase, nonostante la buona partenza: inserito in quarta fascia, lo eliminarono Bayern e City, più quotate per esperienza, qualità e ricchezza. L’attuale gruppo E, in cui sono anche i tedeschi del Bayer Leverkusen e i bielorussi del Bate Borisov, può invece diventare il trampolino verso gli ottavi. Come ammette il tecnico giallorosso: «Vogliamo qualificarci e per farlo dovremo giocare sei partite al meglio per prendere punti»
SENZA SPAVALDERIA La Roma sa che cosa l’aspetta stasera e non è perché, ad inizio agosto, ha già perso 3 a 0 in amichevole contro il Barcellona. È semmai il precedente di Champions, sempre in casa, contro il Bayern, con l’umiliante l’1 a 7 del 21 ottobre 2014, a influenzare il comportamento di Garcia e del suo gruppo. Ecco perché il francese chiede come prima cosa «l’umiltà» che mancò contro la superpotenza di Guardiola nelle parole e nei fatti. «Ma niente difesa ad oltranza: ce la giocheremo, sempre rispettando i rivali, con ambizione» assicura Rudi. Così nelle esercitazioni ha lavorato non solo per limitare Messi, tanto da ammettere di «non aver preparato nessuna trappola nè per lui nè per Suarez e Neymar», ma ha provato i 2 sistemi di gioco preferiti, il 4-3-3 e il 4-2-3-1, sempre con l’intenzione di portare gran parte dei giocatori sotto palla. Tutti, per capirsi, tranne il centravanti Dzeko. Il primo assetto, in fase difensiva, sarebbe il 4-1-4-1; con l’altro, il 4-4-1-1. La scelta del modulo dipenderà dalla posizione di De Rossi: 4-3-3, se farà il centrocampista, come è stato provato anche ieri. Con Ruediger in panchina, invece, la seconda opzione. Anche perché Castan «non è al 100 per 100». Maicon è il cambio per Florenzi, magari alzato da esterno, e Iturbe la sorpresa come trequartista.
ATTENZIONE E SACRIFICIO Con la Champions, tornano nella capitale l’ex Luis Enrique, andato via a testa bassa e tornato qui a braccia alzate, e soprattutto Messi, capace, nella finale del 2009 contro lo United, di segnare di testa sotto la Sud per alzare la coppa. Ma 6 anni dopo, e contro la Roma, sarà all’Olimpico con i suoi scudieri Suarez e Neymar. Il trio, la scorsa stagione, contò fino a 122 gol (58 l’argentino, 25 l’uruguagio e 39 il brasiliano). Ora sono già a 7. La difesa giallorossa, invece, subisce reti in Champions da 14 gare di fila (imbattuta, l’ultima volta, contro l’Arsenal, proprio nel 2009). Garcia, per limitare i trapezisti blaugrana, pretende copertura sui lati da Salah e Iago Falque: «Contro il Barça, squadra immensa, le cose si risolvono con il collettivo. Li conosciamo, non lasceremo loro il campo per tutta la gara. Useremo la nostra qualità per uscire dal pressing e fare il risultato». È d’accordo pure il presidente Pallotta: «Se giochiamo bene, pure il Barça si può battere».