IL MESSAGGERO (S. CARINA) - Decriptarlo diventa sempre più difficile. Perché Rudi Garcia dice e non dice. A volte mente sapendo di farlo. Altre prova a lanciare esche mediatiche troppo scontate per essere credibili. In conferenze stampa sempre più brevi (ieri appena otto domande concesse ai media presenti, di cui due alla radio e alla tv del club: totale nove minuti scarsi) le modalità d’approccio nella comunicazione del tecnico francese sono cambiate per il terzo anno consecutivo. Il Garcia 3.0 è all’insegna dell’umiltà, del basso profilo, della concentrazione e dell’attenzione alla gestione dei volti nuovi. Da un eccesso («Vinceremo lo scudetto», ottobre 2014) ad un altro, dove la parola ‘scudetto’ non trova mai spazio nelle riflessioni del tecnico. Alla vigilia del match con la Juventus, Rudi ha un solo slancio. Accade quando gli chiedono che Roma si aspetta di vedere in campo: «Mi auguro un ritmo più alto rispetto a Verona e una squadra che giochi come dopo il gol subito da Jankovic. Vorrei iniziassimo come fossimo sotto nel punteggio, per fare ancora di più per vincere. Ci serviranno diversi piani di gioco: inizieremo con una strategia ma ce ne serviranno delle altre in corsa, se vogliamo prendere i tre punti». La politica dei piccoli passi, riprende quando gli viene chiesto della possibile coesistenza tra Totti e Dzeko (caldeggiata venerdì dal bosniaco): «Possono giocare, è una possibilità che consideriamo in vista della stagione». Quindi difficilmente in partenza oggi. Al massimo a partita in corso, anche se più volte in questa settimana il capitano giallorosso è stato provato dietro la coppia Dzeko-Salah. Sulle altre scelte: «Se, come credo e spero, Torosidis sarà al 100%, giocherà dal primo minuto. Dobbiamo dare tempo a Digne di ambientarsi». Credibile? Può darsi. Anche se, appare tutto troppo scontato. Garcia, va ricordato, è lo stesso che a Roma-Parma dello scorso anno, buttò subito nella mischia Gervinho e Doumbia, arrivati da nemmeno 48 ore dopo i lunghi festeggiamenti per la vittoria in coppa d’Africa. Una logica, però, stavolta esiste: tra amichevoli, tre gare di Ligue 1 e una di Supercoppa, Digne ha racimolato appena 76 minuti e tanta panchina o tribuna.
LA SOLITA RIVALE - La Juventus è lì che lo aspetta. Ferita, rivoluzionata, apparentemente meno dominatrice rispetto alle ultime stagioni: «Sono arrivati Mandzukic, Zaza, Dybala, Khedira, Alex Sandro, forse ne dimentico altri - commenta - La squadra che ha vinto gli ultimi quattro campionati non può non essere di alto livello. Poi sappiamo che all'inizio del campionato nessuno è pronto ma noi dobbiamo vincere». Provano a farlo scivolare sul mercato ma il tecnico non ci casca: «Iturbe? Sì sarà convocato. A parte Strootman e Ruediger ci sono tutti». E allora si torna a parlare del pari di Verona: «Col Siviglia abbiamo dimostrato di saper giocare a ritmi alti. Non torno invece sulle condizioni del campo sabato scorso, ma non erano tali per vedere un ritmo alto. Anche se non serve solo far girare la palla per alzare il ritmo ma equilibrio per trovare più larghezza e verticalizzazioni. Abbiamo i giocatori adatti ma abbiamo bisogno di tempo perché si inseriscano». Molti leggono una ‘frecciata’ al club. Non è un mistero che Garcia avrebbe voluto la squadra pronta almeno due settimane prima dell’inizio del campionato. Anche perché ha già percepito un'aria strana nei suoi confronti. Rudi sa tutto ma fa finta di nulla.