IL MESSAGGERO (U. TRANI) - La Juve saprà già a fine pomeriggio che cosa l'aspetta in questa stagione. Perché il calendario ha fatto sì che la prima a scendere in campo sia proprio la principale avversaria dei campioni d'Italia. Oggi, più che negli ultimi due anni in cui si è comunque piazzata alle spalle dei bianconeri, la Roma si presenta al via come vera rivale di chi da quattro tornei di fila si prende il titolo. A fine estate è sicuramente migliore di come arrivò al traguardo lo scorso 31 maggio. Alcuni nuovi titolari, investimenti pesanti voluti fortemente dalla proprietà, scenderanno subito in campo al Bentegodi contro il Verona. Largo a 4 debuttanti: il portiere Szczesny e i nuovi attaccanti Iago Falque, Dzeko e Salah. Più forte, dunque, nei singoli, ma ancora incompleta come squadra. «Manca il terzino sinistro», conferma Rudi, atteso la prossima settimana e comunque rinforzo obbligatorio, e magari anche quello destro, dove Maicon non dà più le stesse garanzie dei tempi migliori (subito out per uno stiramento) e Florenzi è fuori ruolo.
PAROLE MIRATE Garcia non è quello di un anno fa. Fa una certa impressione sentirlo parlare esclusivamente di calcio. Cioè ufficializzare il portiere titolare, sottolineare che Totti a 39 anni non può essere brillante in tutte le gare e quindi per forza di cose alcune le salterà, spiegare che Gyomber non è ancora pronto per giocare essendo appena arrivato, confessare che spera di avere Maicon tra due domeniche per la sfida contro la Juve a conferma che senza terzino destro la difesa non è affidabile e ricordare che il terzino sinistro non c'è in organico (Emerson Palmieri non convocato e Digne non pervenuto: qui c'è il baby Anocic). Rudi, minimalista e dimesso, non usa più quella parola che gli è costata tantissimo nell'ultima annata: scudetto. No, non fa mai riferimento al tricolore. E svicola anche al momento di guardare al passato: con il Lille fu campione di Francia proprio al terzo tentativo. Così, come sempre, separa le ambizioni dagli obiettivi. «Io non sono cambiato, sono qui per vincere titoli. Ma noi dobbiamo, come prima cosa, conquistare la qualificazione in Champions». Insomma, il minimo è il podio per la terza stagione di fila.
UNITI ALLA META Si rivolge alla gente che, per la verità, è sempre stata al fianco della Roma. Almeno fino a metà marzo quando ai giallorossi era rimasto, come obiettivo, il secondo posto e basta. «Solo quando si è insieme si fa il bene della Roma». E chiama in causa i giocatori e i dirigenti, oltre ai tifosi. In questo senso Garcia si rende conto che ormai è più facile essere criticato all'interno che all'esterno. Pallotta gli chiede il primo successo dell'éra Usa e la squadra lo vuole decisivo come nella prima stagione. «Il disfattismo a volte ci può anche stare, ma io penso sempre positivo. Abbiamo grande convinzione e tanto entusiasmo. Dalle difficoltà nasce sempre il bello». Chiuse il campionato spaventando la piazza, perché convinto che il gap con la Juve sarebbe addirittura aumentato. Non si rimangia completamente quella sentenza amara sia per la proprietà che per l'ambiente, ma prova per ora ad appoggiarsi ai rinforzi eccellenti in attacco per lanciare la nuova sfida ai campioni in carica: «La risposta ce la darà il campionato: la società ha lavorato benissimo per migliorare, era quello che tutti volevamo».
ECCE BOMBER «Totti e Dzeko insieme non è un'eresia». Il capitano, però, parte in panchina. «Avremo un giocatore che sta di più nell'area avversaria. La Roma sarà più ricca: con più opzioni, in particolare davanti, potrò cambiare quando l'idea di gioco non funziona. Un bel vantaggio». Promosso Iago Falque, perché lo ha avuto dall'inizio. Ha i difensori contati, con Florenzi e Torosidis terzini. Non cerca alibi. Trova, invece, la frase del buongiorno al campionato. «La storia della Roma non ha avuto i risultati che questa città e questo club meriterebbero. Ma è la storia della Roma, è il suo destino di vincere. E noi, con addosso la maglia più bella del mondo, dobbiamo essere all'altezza del destino della Roma».