IL MESSAGGERO (S. CARINA) - Ad un tifoso che aspetta il primo, grande acquisto per sognare, il refrain di Garcia «prima cedere e poi comprare» giustamente può annoiare. Ma al momento è la fotografia del mercato della Roma. E non potrebbe essere altrimenti. Perché per annunciare un centravanti, bisogna prima trovare sistemazione a Destro e Doumbia. Perché nel ruolo di vice Florenzi a destra, Garcia ha già in rosa Maicon e Torosidis. Perché per un esterno alla Jovetic (o Salah, che risponderà presente giovedì alla convocazione del Chelsea) capace di fare anche la seconda punta e garantire gol in doppia cifra, bisognerebbe vendere uno, se non due, tra Iago Falque (appena arrivato), Ibarbo (legato al riscatto di Nainggolan), Ljajic, Iturbe, Gervinho o Totti. La rosa extra large della Roma, quindi, è un problema. Perché è ‘extra’ sia nei numeri che negli ingaggi che si porta dietro. Un gioco ad incastri che rischia di trasformarsi in una lunga ed estenuante telenovela estiva se, oltre a trovare acquirenti per i calciatori che non rientrano nei piani di Garcia, i diretti interessati rifiuteranno le destinazioni loro proposte.
WATFORD SU DOUMBIA Doumbia ad esempio, di andare in Cina allo Shangai o al Bejing non ci pensa minimamente. Anche trasferirsi in qualche club arabo (l’Al Ahli lo aveva cercato dopo il no di Luiz Adriano) lo alletta poco. In Russia ci sarebbero Cska e Spartak Mosca che lo accoglierebbero volentieri: il problema è che la formula offerta, prestito con diritto di riscatto, non piace a Trigoria. Chissà cosa penserà l’ivoriano del Watford visto che il club inglese, durante la trattativa per Holebas, ha mostrato interesse nei suoi confronti. La Roma lo valuta 14 milioni. E Destro? Il centravanti preferisce rimanere in Italia e Firenze è la piazza che lo intriga maggiormente. Il problema è legato agli esuberi, stavolta dei viola. Se non viene ceduto Gomez non può partire l’assalto a Mattia e per questo motivo il suo agente non ha perso la speranza di piazzarlo al Monaco. Rimangono, quindi, in stand-by operazioni in entrata ben avviate ma che hanno bisogno di liquidità per essere definite.
DZEKO IN POLE Le priorità della Roma erano, sono e rimangono due: il centravanti e il terzino sinistro. Per questi due ruoli il club ha deciso da tempo che verranno effettuati gli investimenti più onerosi. Per gli altri ruoli, poi, molto dipenderà (anche) dalle occasioni che presenterà il mercato. Non è quindi un caso che i discorsi per Dzeko e Baba (l’alternativa è Adriano) siano quelli che registrino i passi in avanti più concreti. Soprattutto l’acquisto del bosniaco rappresenterebbe un’inversione di tendenza nel modus operandi del club. Si tratta infatti di un’operazione da 70 milioni per un 29 enne: quinquennale da 5 milioni netti al calciatore (che pesano il doppio nelle casse societarie) e 20 al City anche se gli inglesi, per ora, lo valutano 22. Non saranno due milioni eventualmente a fare la differenza. Il fatto che Sabatini abbia sempre abituato a spendere queste somme per calciatori più giovani, fa sì che se la cronaca dice Dzeko (novità attese tra oggi e domani), non vanno depennati dalla lista né Mitrovic (sul quale è forte il pressing del Porto) né Lukaku.
Anche perché il belga, potrebbe avere come apripista a Trigoria Romero, svincolatosi dalla Sampdoria una settimana fa. In mediana uno dei profili che la Roma segue con maggior interesse è quello di Darder. Il centrocampista del Malaga sembrava essere ad un passo dal Porto che però ha acquistato Imbula. Molto, però, dipenderà dalla spesa per il centravanti e il terzino sinistro. Per questo motivo, in extremis, potrebbe tornare d’attualità il nome di Aquilani, anche lui svincolato. Con lo stesso criterio, se Cairo non abbassa le richieste per Bruno Peres, difficilmente Carbonero e Torosidis serviranno per arrivare al brasiliano. Non è un caso che Krafth, classe ‘94 dell’Helsinborg, rimanga in corsa. Intanto il Milan è disposto a mettere sul piatto 15 milioni per Romagnoli: per ora non bastano.