CORSERA (G. PIACENTINI) - Se è vero che il calcio estivo conta poco, lo è altrettanto che una vittoria sul Real Madrid, seppure ai calci di rigore (i tempi regolamentari si erano conclusi 0-0), fa sempre «curriculum». Soprattutto in un calcio schizofrenico, pronto a fare processi prima ancora dell’inizio della stagione. La Roma, da questo punto di vista, non fa eccezione e su Garcia e i suoi uomini erano già piovute critiche per il passo falso, a Pinzolo dopo soli 5 giorni di lavoro, contro il Gyirmot Gyor, formazione di seconda serie ungherese.
Altra cornice, erano circa 80 mila gli spettatori al Cricket Ground di Melbourne, e altro avversario, il Real Madrid di Benitez, per la gara d’esordio dell’International Champions Cup, che martedì metterà di fronte i giallorossi al Manchester City di Edin Dzeko, sogno del mercato romanista. Contro Cristiano Ronaldo e Bale, che a fine gara si è fatto autografare una maglia da Francesco Totti che all’alba dei 39 anni continua a essere il calciatore più rappresentativo di questa squadra, Rudi Garcia ha avuto alcune delle rassicurazioni che cercava. «È sempre importante vincere — le parole del tecnico — anche ai rigori. Abbiamo disputato una partita seria, quando giochi contro il Real non c’è bisogno di motivare i calciatori: mi è piaciuta soprattutto l’organizzazione difensiva, ci è mancata rapidità in avanti».
Più che dai nuovi, l’unico acquisto finora è stato quello di Iago Falque, le buone notizie sono arrivate dai vecchi. Oltre a Totti, che ha giocato mezz’ora di livello prima di cedere il posto a Doumbia, il vero protagonista è stato Gervinho. eletto «man of the match». Un calciatore ritrovato, che la Roma aveva già ceduto all’Al-Jazira per 14 milioni (trattativa poi saltata per le richieste eccessive dell’ivoriano) e che resta sul mercato, contro il volere del tecnico. «Ha fatto 18 mesi di altissimo livello alla Roma, poi ha pagato i Mondiali e la Coppa d’Africa. Resta un attaccante importante per noi». Capito Sabatini?