IL MESSAGGERO (M. EVANGELISTI) - Dopo gli scontri di sabato a Casale San Nicola, periferia nord della Capitale, dove il comitato di residenti e un gruppo di attivisti di Casapound voleva fermare un pullman con 19 immigrati, la Questura sta esaminando i filmati per identificare i colpevoli di violenze contro la polizia. Nei prossimi giorni potrebbero esserci altri arresti, ma ci sarà anche il ricorso a un atto amministrativo come il Daspo. Usato solitamente per i protagonisti di disordini allo stadio, vieta la partecipazione a manifestazioni sportive. Gli investigatori non escludono che tra i più violenti (non i residenti, ma quelli arrivati da fuori) vi fossero persone che frequentano le curve. «La normativa consente di emettere il divieto di assistere alle manifestazioni sportive anche a carico di coloro che si macchino di reati contro l'ordine pubblico» ricorda il questore Nicola D’Angelo. Ieri il giudice per le indagini preliminari non ha convalidato uno dei due arresti di sabato, quello di Giorgio Mori, dirigente di Fratelli d’Italia. Secondo il Gip non è colpevole di violenze ed era alla manifestazione in quanto rappresentante politico.
TENSIONE Mentre l’inchiesta prosegue, a Casale San Nicola, la tensione resta alta. I 19 immigrati non escono dall’ex scuola in cui, tra lanci di sassi e oggetti, sono stati portati sabati. Sono molto spaventati. Gli abitanti del comprensorio di Casale San Nicola replicano: «La polizia è stata violenta, ha colpito anche le donne». Tra gli agenti ci sono stati 14 feriti. «Tra di noi - dicono i cittadini di Casale San Nicola - molte persone sono andate in ospedale a farsi medicare. Presenteremo delle denunce per il trattamento subito». Il problema degli scontri di sabato è che alla resistenza passiva del comitato dei cittadini - le donne stese per terra per non fare passare il pullman - si sono aggiunti i caschi, le cinghie e i volti coperti degli esponenti di Casapound. Sono stati lanciati oggetti contro le forze dell’ordine. Ieri con un comunicato i cittadini hanno condannato i violenti: «Ci dissociano nel modo più assoluto da qualsiasi forma di violenza; avremmo voluto solo una semplice resistenza passiva, al solo scopo dimostrativo, come si può vedere dalle immagini che mostrano le donne sedute in terra in prima fila, davanti alle forze dell’ordine in tenuta antisommossa. Vederle trascinate sull’asfalto in modo brutale ha suscitato reazioni emotive e non razionali». Secondo gli abitanti di Casale San Nicola tra loro ci sono dieci feriti: «Compreso un trapiantato ricoverato d’urgenza. Ciò che è stato fatto è indecente. Siamo tuttavia sicuri che con un minimo di ascolto, che finora ci è stato negato, e buona volontà, si possa trovare una soluzione».
LO STRANIERO In questa storia di proteste contro gli immigrati in un quartiere con belle ville della periferia nord di Roma, si è consolidato un paradosso: residenti e stranieri sono d’accordo. I primi non vogliono gli immigrati a Casale San Nicola, i secondi non vogliono restare lì. Ieri pomeriggio i 19 richiedenti asilo (di età compresa tra i 18 e i 30 anni, è stata precisata la provenienza, vengono da Gambia,Mali, Nigeria e Bangladesh) erano nel cortile dell’ex scuola, un complesso di tre casali con al centro un campo da basket. Qualcuno provava malinconicamente un tiro a canestro, nessuno però è uscito dall’area recintata. Madi, trentenne, fuggito dal Gambia, arrivato in marzo a Lampedusa, il sogno di lavorare come sarto e stilista: «Questo posto è bello, ma abbiamo molta paura. Ciò che abbiamo visto quando la gente voleva fermare il pullman, ci ha spaventato, sembrava un film. Siamo essere umani, non siamo qui per fare del male. Ora nessuno di noi ha il coraggio di uscire, ci facciano tornare sulla Tiburtina. Lì ci sono brave persone e non abbiamo mai avuto problemi». Nella strana storia di Casale San Nicola può anche succedere che non tutti i residenti la pensino allo stesso modo. Aldo Zappalà, produttore televisivo: «Mi vergogno delle foto con i saluti romani rivolti agli stranieri. Vorremmo dimostrare la nostra ospitalità a quei ragazzi, porteremo loro delle torte». E agli agenti del commissariato Primavalle rimasti a vigilare, un residente chiede: «Sono pericolosi questi immigrati? Io vorrei offrire a uno di loro un lavoro».