ASROMA.IT (M. IZZI) - Il 6 giugno 1926 la Fortitudo e la Pro Roma avevano ufficializzato la propria fusione designando alla presidenza Italo Foschi, da allora gli eventi si erano succeduti a una velocità sempre maggiore.
Il 24 aprile 1927, quando venne disputata l’amichevole tra una mista della Fortitudo-Pro Roma e dell’Alba-Audace contrapposta al Lugano, la notizia di una fusione tra i club calcistici capitolini circolava già insistente.
Estremamente significativo è che persino il Bollettino Sociale dell’FC Lugano (redatto in lingua italiana) scriveva: “La squadra romana ci ha fatto una buona impressione e, secondo anche la critica locale, essa ha costituito un organico molto forte che dovrebbe ben rappresentare la città Eterna nel caso molto probabile di una fusione”. In quell’occasione La Gazzetta dello Sport scriverà in modo categorico: “Il team che sorgerà dalla fusione ha tutte le caratteristiche della classe”. Se non era più in discussione il processo aggregativo delle forze romane, rimaneva sul tavolo un’ultima questione: chi ne avrebbe fatto parte?
Il 22 maggio Il Messaggero dava per concluso un “pieno accordo di fusione” tra Fortitudo e Lazio. Non era affatto così. Delle trattative erano in corso (e sarebbero andate avanti, sempre più faticosamente, sino al 3 giugno) ma per Italo Foschi era ormai evidente che la Lazio voleva concludere una fusione a condizioni irricevibili (il nuovo Club avrebbe dovuto chiamarsi Lazio - Fortitudo e per Foschi il nome AS Roma era imprescindibile).
Il 6 giugno 1927, nella sede della Lazio in Via Tacito 43, si tenne l’ultima riunione tra i Club, ma Foschi era già consapevole che un accordo non sarebbe mai stato raggiunto, tanto che non si recò all’incontro. A rappresentare i Club fondatori della Roma c’erano l’Avvocato Righini, Gioacchino Saraceni, Enrico Sampaolesi, l’ingegner Amerigo De Bernardinis, Federico Bottini e Sebastiano Bartoli. Quando la Lazio, per bocca di Giorgio Vaccaro, ribadì la richiesta di voler veder riconosciuto integralmente il proprio debito dal nuovo ente (200.000 lire) e di essere disposta ad accettare solo una proporzione del 50% dello scoperto denunziato quale esposizione massima della Fortitudo, la discussione era già morta.
Nonostante i tentativi biancocelesti di ridare fiato al confronto, l’avvocato Righini, capo delegazione (come risulta dal verbale della SS Lazio stilato da Mario Delodi), alle ore 23:00, decise unilateralmente d’interrompere ogni trattativa escludendo la Lazio dagli storici avvenimenti che si sarebbero consumati nella giornata seguente.