CORSERA (R. FRIGNANI) - Wisla Cracovia, Levski Sofia, West Ham. Un centinaio di ultrà in tutto: polacchi, bulgari e inglesi. Sono rimasti a Roma per alcuni giorni, qualcuno in albergo, altri in casa di laziali con i quali sono gemellati. E potrebbero aver partecipato agli scontri prima e dopo il derby di lunedì pomeriggio. Un’internazionale del tifo, in questo caso spostata verso l’estrema destra, sulla quale la Digos sta svolgendo accertamenti.
Le indagini puntano a stabilire se gli ultrà stranieri – visti marciare a volto coperto, facendo saluti romani e bruciando sciarpe giallorosse – abbiano avuto un ruolo in quelle ore di violenza. Gli investigatori visionano in queste ore migliaia di fotografie e di filmati dei tafferugli sul lungotevere Diaz e a ponte Milvio: nel mirino ci sono anche i laziali, almeno una quindicina, che hanno preso parte all’aggressione e all’accoltellamento di due romanisti sul lungotevere Thaon di Revel, all’incrocio con via Giulio Romano, sotto la sede dell’Enea. Il ferito più grave, Massimo Ceci, 38 anni, è sempre in prognosi riservata al Policlinico Gemelli per un fendente al torace. L’indagine procede per tentato omicidio.
Intanto oggi dovrebbe esserci la convalida dell’arresto del tifoso olandese bloccato dalla polizia durante le cariche per disperdere gli ultrà romanisti che lanciavano oggetti contro gli agenti, e del fermo di due romanisti avvenuti durante il filtraggio prima della partita. Secondo gli investigatori il fenomeno del «turismo ultrà» riguarda anche i laziali, partiti più volte per assistere a incontri di cartello dei campionati inglesi, polacchi, bulgari e anche greci con i tifosi gemellati appartenenti spesso a gruppi inseriti fra quelli più pericolosi d’Europa. Una «legione straniera» che adesso preoccupa, e molto, in vista degli impegni europei dei biancocelesti, ma anche della Roma, nella prossima stagione.