REPUBBLICA.IT (G. FOSCHINI) - Probabilmente nessun reato, dicono dalla guardia di finanza nelle conclusioni inviate ad aprile in Procura. Ma certamente il Bari è stato acquistato con i soldi di Infront e Mp Silva, i due colossi dei diritti televisivi che governano il calcio italiano. La vera storia di come sono andate le cose un anno fa, quando Gianluca Paparesta comprò il Bari è ora scritta negli atti della Finanza. Che al termine di mesi di lavoro ha messo insieme tutti i documenti. Incrociando cifre e date, bonifici e contratti.
Paparesta il 20 maggio scorso comprò per 4,8 milioni la società al termine di una mitologica asta con altri tre concorrenti, tra cui l'agguerrito Antonio Cipollone, rappresentate (si saprà poi) del discusso imprenditore Francesco Becchetti, oggi proprietario di Agon Channel, la televisione italiana in Albania. L'affare arrivò dopo che Paparesta aveva annunciato, nelle due precedenti aste, offerte grazie agli appoggi di gruppi esteri. Offerte che poi però alla fine erano sfumate. Per questo la Procura, per appurare che non ci fossero reati fallimentari, decise di aprire un fascicolo senza indagati per accertare eventuali reati di turbativa d'asta. L'obiettivo era semplice: capire con che soldi Paparesta aveva comprato il Bari.
Il gruppo Tutela mercato capitali (sezione Reati societari e fallimentari) ha fatto il proprio lavoro, ricostruendo l'intera filiera. Per partecipare all'asta Paparesta versa un assegno da un milione di euro, mentre il resto lo dovrà far avere al notaio dopo una settimana. Così il 20 maggio stesso firma una "concessione di diritti commerciali con la Media Partners", che gli accredita il giorno stesso due milioni e mezzo di euro su un conto alla Popolare del Mezzogiorno. E' la fattura numero uno. La numero due viene staccata 24 ore dopo, al seguito della firma di una "scrittura privata per la cessione dei diritti d'archivio " con Infront. Che in cambio, il 22 maggio, gli accredita 2 milioni 135mila euro.
Sono i 4 milioni 800mila euro dell'asta. Esattamente quelli. Non basta. Perché a giugno viene emessa la terza fattura, anche questa volta nei confronti di Infront, ma come corrispettivo per i "diritti di sponsorizzazione". Bonifico il 23 giugno: un milione 220mila euro che serviranno per pagare i debiti sportivi.
Tutto chiaro, quindi. Almeno per il Bari. Perché resta un'altra domanda: è normale che l'advisor della Lega Calcio per l'affare vitale della compravendita dei diritti televisivi sia anche proprietario di una (o più) squadre? Bogarelli, il patron di Infront, molto imbarazzato aveva detto in un'intervista al Fatto , se non una bugia, comunque una semplificazione: "Bari è la settima o ottava piazza italiana per utenza. E così abbiamo comprato i diritti: fine del nostro rapporto".
"Dal giorno dell'aggiudicazione dell'asta - dice invece il presidente Paparesta con riferimento proprio a una sua intervista a Repubblica nel mese di settembre - non ho mai nascosto nulla ai baresi, ho sempre ribadito di essere, con mio padre, l'unico proprietario di questa splendida realtà chiamata FC Bari 1908, chiarendo anche di esser eventualmente aperto a orizzonti sempre più ampi".