GASPORT (D. STOPPINI) - Vivere sul filo, come quel bisogno quasi fisico di superare il confine con la normalità. Radja Nainggolan, ancor prima che un centrocampista, pare un amante dello slacklining : equilibrio difficilissimo da trovare, piedi fermi e guai a cadere giù, adrenalina a mille. Che sale all’improvviso. Magari con il telefonino in mano, per replicare al mondo intero, che si tratti di un tifoso criticone o di un giornalista poco importa. Sempre sul filo, Radja, sfiora le polemiche ancor prima che i pali della porta avversaria. A volte le provoca per incuria, come quell’audio privato e diffuso da una trasmissione radio in cui il belga accusava i compagni di non metterci la grinta. Apriti cielo, un paio di spiegazioni sono servite a Trigoria. Come pure fu necessario un chiarimento dopo Fiorentina-Roma di Europa League, dopo quel «se giochiamo in 11…» di cui qualche compagno ha sentito il bisogno di chiedergli conto.
DA RECORD Il conto personale di Nainggolan, a ben guardare, è tremendamente in attivo. Quel filo regge, regge bene. Equilibrio precario, ma il circo va alla grande. Il telefonino ha la ricezione perfetta, ha sempre campo, proprio come lui davanti agli occhi. Lui che ha avuto il tempo di festeggiare a casa il ritrovamento di Lilly, cagna dagli occhi gentili, persa e ritrovata grazie agli appelli via twitter — vizio/pregio di famiglia — della moglie Claudia. Ma ad abbaiare, a chiedergli aiuto, adesso c’è la Champions League. La vita è adesso, domani chissà. Il Manchester United è una storia concreta, il riscatto con il Cagliari è ancora in aria, il rinnovo con la Roma tutto da definire, a fronte di una richiesta di un contratto da top player, 3 milioni o giù di lì, non lontano dal tetto Pjanic. Impossibile non farsi due conti. Nainggolan piace a tanti, l’equilibrismo va di moda. Tira, tira come lui. Che contro l’Inter ha segnato il quarto gol in campionato: non un traguardo qualunque, ma il primato personale di reti in Serie A eguagliato e sei partite davanti per passare oltre. Che poi non sarebbe questo il suo pane quotidiano. Ma necessità fa virtù: non segna nessuno, ci pensa lui, che — tolti Totti e Ljajic — ha fatto più gol da solo di tutti gli altri attaccanti della rosa messi insieme.
DOLCE RICORDO Adesso c’è il Sassuolo e una partita da imboccare nella direzione giusta. La Roma ha davanti un senso unico: tre punti, il resto è una strada sbagliata. È un equilibrio, anche questo instabile, che verrebbe giù di fronte a un mancato successo. In una Roma in cui l’autostima è ai minimi storici, servirebbe piazzare subito un colpo. Giusto come un anno fa, quando dopo pochi minuti fu proprio Nainggolan con un recupero palla e un assist a servire Destro per il gol del vantaggio. Era un’altra Roma, questa viaggia con il freno a mano tirato. L’unico a mille è lui, Nainggolan. Lui che molto poco si fa mancare e molto poco fa mancare alla Roma. Fa parte del suo gioco, il confine non spaventa, semmai stimola. Magari servirà anche per centrare una Champions e vincere la volata, diventata anche questa una passeggiata nel vuoto, senza rete sotto.