CORSERA (C. GATTI) - C’è il presidente arrivato dall’America, il semplificatore Pallotta, che li considera «fottuti idioti» e non ha più voglia di aggiungere altro. Poi c’è l’Atalanta. La società di Percassi adotta il metodo Montessori ed è convinta prima o poi di trasformare gli ultrà in seminaristi.
La settimana scorsa l’intero organico nerazzurro, squadra più dirigenti, s’è presentato con molta devozione sotto la gradinata, per farsi prendere a maleparole — ufficialmente: per farsi dare la carica — dal capo storico della curva, il popolare «Bocia». Sugli effetti, niente da dire: vittoria col Sassuolo, pareggio a Roma, salvezza acquisita, Bocia premio Motivatore 2015. Ma non è finita. Ultim’ora: mentre si chiude il superprocesso al tifo violento, tra assalti alla festa della Lega, scontri assortiti e la pionieristica invasione del centro d’allenamento, mentre fioccano condanne per 47 anni e sanzioni per 90 mila euro, questo per dire come a Bergamo sia tutto un omaggio a De Coubertin, l’Atalanta decide di stracciare la querela proprio per l’invasione a Zingonia.
Spiega il dg Marino: «I 40 imputati ci hanno mandato una lettera toccante, che sa di pentimento e redenzione». Come restare sordi a tanta umanità? Ecco la soluzione: l’Atalanta dimentica, loro promettono che faranno volontariato alla Caritas, nonostante il giudice alla fine li assolva comunque. È un clamoroso inedito. C’è già chi dice che si farebbe prima ad alzare le mani e ad arrendersi, cooptando gli ultrà nei consigli di amministrazione.
Persino gli idealisti puri sono indignati, perché non esiste che la solidarietà venga usata come foglia di fico, come smacchiatore universale, anche contro le macchie più resistenti. Ma la situazione è fluida: Pallotta chiama, Percassi risponde. Pugno di ferro e guanto di velluto. Mentre gli ultrà servono alla mensa dei poveri, il calcio italiano aspetta di vedere chi ha ragione. Non è escluso che alla mensa dei poveri ci finiscano i presidenti.