LA REPUBBLICA (A. SORRENTINO) - A quel punto, a 20 minuti dalla fine, l’Inter non ha molto altro da fare: l’1-1 non serve a niente e vivacchiarci sopra non ha senso, che di pareggetti se ne sono visti fin troppi quest’anno. Così il Mancio pensa di mollare le redini per davvero, di colpo, e di mandare tutti all’attacco. Il coraggio, se uno non ce l’ha, non se lo può dare; ma se ce l’ha, a volte vince partite così. Allora nel giro di un quarto d’ora, poco dopo la parata di Handanovic sulla punizione di Pjanic (23’), entrano in campo Kovacic, Shaqiri e Podolski.
L’Inter entra nel rettilineo finale con la formazione più offensiva che ha: Hernanes e Kovacic interni di centrocampo più quattro attaccanti, rischio mostruoso ma in fondo calcolato. Perché la Roma, che era stata tossicchiante nel primo tempo e quasi brillante per metà ripresa (subito dopo la sostituzione di Totti, purtroppo ormai ai minimi termini a livello atletico), arriva all’ultima curva con le gambe in croce, e dopo aver anche dato pessima prova di sé e dei suoi equilibri interni, con Garcia che sbaglia due volte i tempi delle sostituzioni, e Keita che deve andare a chiarire le idee al tecnico. Così, dopo un paio di errori di Icardi, la ex grande Roma si flette ancora, e perde la partita, e ora la classifica tra secondo e quarto posto potrebbe raccontarle amare verità. La punisce Maurito Icardi, uno abituato ai gol negli ultimi minuti, all’88’: imbucata di Podolski, al suo primo assist stagionale (scoppiano tappi di champagne) e girata fulminea di destro rasoterra, Manolas non se l’aspetta e De Sanctis se la fa passare sotto il corpo.
Per la Roma è la quarta sconfitta stagionale, per l’Inter, che aveva vinto solo una delle ultime nove partite ufficiali, è la prima vittoria sui giallorossi dopo quattro anni e settimo posto in classifica, con +2 sul Milan. Gara troppo a lungo bloccata, prima del magnifico finale, nonostante il gran gol di Hernanes al 15’, con suo classico seducente ancheggiamento ai limiti dell’area e sinistro incrociato, da perfetto ambidestro qual è, a punire la tenera resistenza difensiva di Holebas e il tuffo alla propria sinistra di De Sanctis, che sfiora ma non abbastanza. Per il resto Roma in controllo del territorio, ma in modo flebilissimo, senza la furia leggiadra di un tempo e con le ali incapaci di trovare spazio contro un’Inter assai più difensiva del solito, anzi proprio alla ricerca continua del contropiede, facendo leva sul giovane Gnoukouri che è bravo e intelligente, anche se ancora timido, ma si farà. La produzione offensiva romanista sta solo in un palo di Ibarbo da azione un po’ casuale (19’), ma il resto è pochissima roba (e brutti cori razzisti su entrambe le curve). Nella ripresa, dopo due contropiede falliti di Icardi, la sostituzione di Totti accende la Roma e soprattutto Pjanic, che prima assiste Florenzi (destro alto) poi Nainggolan, e il destro incrociato fa la fotografia a Handanovic. Poi, dopo la punizione di Pjanic sventata dal portiere interista, su una parte del campo si accendono le luci, sull’altra è notte nera come la pece. Gioca solo l’Inter, felice e tutta all’attacco, e vince la partita. Anzi, la vince il Mancio.