IL TEMPO (E. MENGHI) - Era tutta un’altra Inter quella schiacciata all’Olimpico il 30 novembre scorso, una data che a Trigoria hanno sentito spesso negli ultimi tempi, perché aveva segnato il tabù di vittorie interne fino al successo del 4 aprile contro il Napoli. Mancini era appena tornato sulla panchina nerazzurra e c’erano i due ex Dodò (ora infortunato) e Osvaldo, rientrato in Argentina a gennaio.
Cinque mesi fa, era anche tutta un’altra Roma, capace di rifilare 4 gol all’avversaria, tanti quanti ne ha fatti nelle ultime sei giornate. Garcia dovrebbe fare copia e incolla del tridente di allora, con Gervinho, Totti e Florenzi, per ritrovare la vena realizzativa persa. Il recupero dell’ivoriano gli consente di farlo: assente per tre settimane a causa di una lesione muscolare al bicipite femorale, è pronto per tornare in campo dal primo minuto. L’Olimpico non gli ha risparmiato qualche fischio nell’ultima apparizione che coincide con il primo ko interno, contro la Sampdoria. E non ha ancora avuto modo di riscattarsi.
Quest’anno Gervinho è irriconoscibile, i numeri raccontano bene la sua involuzione: dopo 31 giornate, ha collezionato 1598 minuti in campionato, segnato solo 2 gol e confezionato 4 assist, mentre un anno fa, allo stesso punto della stagione, aveva già raccolto 2223 minuti, conditi da 7 reti e 11 assist. Tutto un altro Gervinho, senza la distrazione della Coppa d’Africa, che l’ha restituito a Garcia più stanco e meno affamato.
A San Siro, dopo lo stop forzato, l’ivoriano dovrà tornare quello di prima, basterebbe quello dell’andata: proprio ai nerazzurri ha segnato l’ultima volta. L’anno prima aveva rimediato un rigore trasformato da Totti, autore di una splendida doppietta. In porta c’era Handanovic, che quando vede il capitano giallorosso ha i brividi, perché Francesco è passato 5 volte nelle ultime 6 gare contro il numero uno che, tra l’altro, piace tanto alla Roma.
A completare il tridente giallorosso ci dovrebbe essere il jolly Florenzi, difficile da lasciare in panchina visto l’impegno in diversi ruoli che sta dimostrando. La fascia destra, stavolta, dovrebbe essere affidata a Torosidis, con Manolas e Yanga-Mbiwa al centro e Holebas a sinistra. Astori è squalificato. Davanti, però, la concorrenza è tanta, perché sono tutti a disposizione del tecnico francese. Ibarbo sta benissimo, nella rifinitura è stato testato tra i titolari, ma Florenzi resta favorito.
Iturbe e Ljajic potrebbero aspettare il Sassuolo per riprendere posto nell’undici di partenza, il mini-ciclo di tre partite in una settimana consiglia di fare un po’ di turnover, soprattutto là dove c’è abbondanza. A centrocampo gli uomini sono quasi contati, invece, perché Pjanic è sì recuperato, ma andrà in panchina, lasciando spazio a Keita, De Rossi e Nainggolan.
Se Garcia ha potuto convocare il bosniaco, Mancini ha fatto lo stesso con Guarin, in dubbio per un attacco di gastrite che non l’aveva fatto allenare. Shaqiri sembra destinato alla terza panchina consecutiva in campionato. «Nessun caso, è solo una scelta tecnica: per far giocare lui dovrei lasciar fuori Hernanes, che però merita di giocare», ha provato a spiegare Mancini, che dopo il pari nel derby spera di riottenere i tre punti: «Non si gioca mai per perdere neanche in spiaggia. Inter-Roma negli ultimi 10 anni è valsa sempre lo scudetto. Vogliamo tenere vive le poche speranze che abbiamo per l’Europa. Sarà difficile perché loro vogliono riprendersi il secondo posto»