IL MESSAGGERO - «Che cosa triste…Lucri sul funerale con libri e interviste». L’offesa rivolta con uno striscione alla madre di Ciro Esposito, il tifoso napoletano morto negli scontri a Tor di Quinto del maggio scorso, ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati di quattro tifosi giallorossi. Sono accusati di violazione della norma relativa all’esposizione di striscioni negli stadi. I quattro, individuati dalla Digos, il 4 aprile scorso in occasione di Roma-Napoli, avevano sfidato l’alta sorveglianza della partita ritenuta a rischio, e srotolato il mega striscione innescando nervosismi e polemiche. Le tensioni tra gli ultras delle due squadre infatti non sono ancora sopite. Intanto oggi, a piazzale Clodio, si aprirà davanti al gup Maria Paola Tomaselli l’udienza sulla richiesta di rinvio a giudizio di Daniele De Santis, l’ex ultrà giallorosso accusato dell’omicidio del tifoso napoletano, ferito con due colpi di pistola il 3 maggio 2014 poco prima della finale di Coppa Italia Fiorentina-Napoli e morto dopo un’agonia di 53 giorni. Con lui a rischio processo anche i due tifosi napoletani che parteciparono agli scontri.
IL CONTESTO – Per la procura di Roma l’omicidio del tifoso napoletano è maturato durante una rissa, e sia chi ha ucciso che chi è rimasto ferito a colpi di pistola merita di finire a processo. I sostituti procuratori Eugenio Albamonte e Antonino Di Maio hanno chiesto il processo per tutti i protagonisti degli scontri del 3 maggio 2014, prima della finale di Coppa Italia Napoli Fiorentina. Daniele De Santis l’ultrà della Roma che ha aperto il fuoco, accusato appunto di rissa, dell’omicidio volontario aggravato dai futili motivi di Ciro e delle lesioni nei confronti degli altri due tifosi napoletani Alfonso Esposito e Gennaro Fioretti, attinti rispettivamente da uno e due colpi di pistola. Che a loro volta sono accusati di rissa e lesioni gravissime. Come riporta il capo di imputazione aggiornato alla luce delle nuove perizie disposte su De Santis, il tifoso giallorosso avrebbe riportato oltre alla frattura del perone destro, a fratture costali e delle ossa nasali, anche «lesioni cutanee da possibile arma da taglio al fianco sinistro e destro».
LA PROGNOSI - «Oltre quaranta giorni ed esiti permanenti che consistono in uno sfregio al volto e ostiomelite cronica probabilmente insanabile con indebolimento significativo della possibilità di deambulazione». Un pestaggio sanguinario che la procura, nella sua ricostruzione, colloca dopo il lancio di petardi contro un bus carico di tifosi napoletani e soprattutto dopo i colpi sparati a Ciro Esposito. «Così come è stata questa difesa a volere l’incidente probatorio durante le indagini» hanno detto ieri i difensori di De Santis, gli avvocati Tommaso Politi e David Terracina «all’udienza di domani, sarà questa stessa difesa a chiedere al giudice che venga celebrato il rito ordinario. D’altronde, tutti gli accertamenti tecnici disposti dalla Procura dopo l’incidente probatorio, anche quelli medico-legali, confermano definitivamente la ricostruzione dei fatti già operata dai diversi esperti del Ris. Né fughe dal processo, né scorciatoie». Dal procedimento sono state stralciate le posizioni di altri quattro tifosi che, secondo l’accusa, erano con De Santis quando assalì il bus con a bordo tifosi del Napoli. I quattro indossavano tutti caschi integrali neri.