IL TEMPO (E. MENGHI) - Il mal d’Africa è solo la punta dell’iceberg sotto cui si nasconde un vecchio problema: il mal di Nazionale. Lo stop di Gervinho è l’ultimo sintomo di questo malessere che da quando Garcia siede sulla panchina giallorossa ha colpito altri nove giocatori, di cui due recidivi. L’ivoriano è rientrato ieri dall’Africa con una coscia dolorante, gli esami strumentali svolti nel primo pomeriggio hanno rivelato la presenza di una lesione di primo grado al bicipite femorale destro. Prognosi di tre settimane e arrivederci a San Siro il 25 aprile. Niente Napoli, Torino e Atalanta per il pupillo di Rudi, che dovrà correre per la Champions senza il più veloce di tutti (anche se decisamente sottotono dopo la Coppa d’Africa) e almeno spera nel recupero di Totti, altrimenti contro i partenopei dovrà affidarsi a Ibarbo, Iturbe e Ljajic.
Appurata l’entità dell’ennesimo problema muscolare, è meglio togliere lo zoom e guardare il quadro generale, che non è certo più rassicurante. Basta fare un salto nel passato e ripercorrere tutti i guai che hanno afflitto i romanisti in giro per il mondo per capire quanto la sosta del campionato diventi sempre più maledetta. Nel settembre 2013, Benatia si fa male col Marocco (ormai senza chance di andare al Mondiale), accusa un fastidio al ginocchio e va in tribuna nell’amichevole con la Costa d’Avorio. La precauzione basta a non peggiorare le cose e Garcia lo ritrova in salute. Non accade lo stesso, però, con Bradley, che nel riscaldamento di Costa Rica-Stati Uniti di quello stesso settembre rimedia una distorsione di secondo grado alla caviglia. La Roma impallidisce nel vederlo dall’altra parte dell’Oceano con le stampelle ed è costretta a farne a meno per cinque partite di campionato e per sette lunghe settimane. È questo uno dei pochi casi in cui la società di Trigoria ha potuto godere almeno dell’indennizzo della Fifa, che dal 28° giorno di assenza paga lo stipendio (bonus esclusi) al giocatore infortunato. Fortuna che lo statunitense non prendeva ancora i milioni della MLS.
Nel marzo del 2014 sono stati due gli stop registrati dalle nazionali, giovanili stavolta: Romagnoli lascia lo stage organizzato dall’Italia U21 di Di Biagio per un sovraccarico muscolare all’adduttore sinistro, mentre Jedvaj abbandona il ritiro della Croazia U21, saltando la sfida internazionale con la Slovenia e andando in tribuna con la Roma. Il maggio scorso si è fermato invece Ljajic nell’amichevole estiva della Serbia a New York e si è andato a curare a Belgrado. Ai Mondiali i guai sono per De Rossi, che salta la sfida con l’Uruguay e sfrutta le vacanze per recuperare. Non era il primo acciacco per il vicecapitano giallorosso, rispedito indietro dall’Italia nell’ottobre 2013. Colpa di un polpaccio che lo fa dannare dal 2010 (il primo infortunio arrivò, destino vuole, proprio in azzurro). Nell’ottobre di quest’anno si è infortunato invece Keita, sostituito al 30′ di Etiopia-Mali: elongazione al soleo, salta due partite di campionato e si risparmia la figuraccia del 7-1 con il Bayern in Champions. Yanga-Mbiwa a novembre è andato ko dopo 90 minuti di amichevole con la Francia. Penultimo caso registrato a Trigoria è quello di Uçan: si infortuna durante la prima sosta della stagione e di nuovo venerdì scorso: lesione di primo grado che può smaltire in dieci giorni. Dal bollettino di guerra si discosta Holebas, che per tre volte consecutive non è andato in nazionale perché infortunato con la Roma. L’eccezione che conferma la regola.