GASPORT (A. PUGLIESE) - Da queste parti, all’Olimpico di Torino, lo scorso anno vide concludersi la sua serie d’oro di dieci vittorie consecutive. E sempre da queste parti, ora, Rudi Garcia vuole riprendere la corsa di un tempo, portando la striscia di vittorie in serie a tre, dopo i successi ottenuti con Cesena e Napoli («Per noi è più semplice giocare fuori che in casa, lo dicono i risultati»). Ma anche da queste parti, però, è arrivata la eco delle sue parole di ieri, quelle in cui Garcia di fatto si dissocia indirettamente dalla scelta della società di non presentare ricorso per la squalifica della Curva Sud per gli striscioni contro la mamma di Ciro Esposito.
GIUSTIZIA DA RIVEDERE - Il discorso di Garcia è schietto, articolato, diretto. Sembrava non volesse rispondere, ma poi si è lasciato andare. Intelligente e furbo com’è, però, vien da pensare che quelle cose le voleva dire eccome. «Mi sembra che la giustizia italiana debba migliorare, qui c’è un uomo solo che il giorno dopo giudica tutti i fatti del weekend – sono le parole del francese –. In tutti gli altri paesi esiste una commissione con un dibattito, dalla quale esce una decisione dopo un po’ di tempo e dopo una discussione. Non è giustizia quella in cui un uomo da solo decide il giorno dopo». Senza fronzoli, senza nascondersi, tendendo la mano ai suoi tifosi.
TIFOSI INNAMORATI - Già, perché il fatto che la Roma debba giocare la partita con l’Atalanta senza i 14 mila della Curva Sud al francese non va giù. E pazienza se la società ha deciso diversamente, se Pallotta ha definito gli autori di quegli striscioni «fottuti idioti e stronzi», Garcia si preoccupa più di tutti gli altri, di quelli che quegli striscioni non li hanno neanche visti. Di certo, però, un punto di vista opposto a quello della società, lui che dai tifosi è stato idolatrato a paladino intoccabile («Vogliamo 11 Garcia», ha cantato la Sud il giorno della contestazione con la Fiorentina, mentre i gioca- tori prendevano insulti – e non solo – sotto le inferriate della curva). «Quando due entità si amano, a volte ci può essere anche un po’ di dissenso – continua Garcia – Le cose che sono successe tra i giocatori ed i tifosi per me sono capricci tra inna- morati. Per un po’ ci si guar- da lontano, con un piccolo sorriso».
CIAO HIGUAIN - Ed allora meglio pensare alla partita, dove Garcia si porta dietro soprattutto un dubbio: Florenzi o Yanga-Mbiwa come terzino destro? Da questa scelta, a cascata, può cambiare tutto. La scelta dovrebbe cadere su Florenzi, ma se Garcia deciderà di fare una partita aggressiva, pressando i difensori centrali del Torino, allora andrà dentro Yanga-Mbiwa («è una scelta in più»), con lo spostamento di Florenzi nel tridente d’attacco e lo scivolamento di Iturbe come punta centrale, al posto di Totti. Già, perché se c’è da pressare servono gambe e resistenza. Come magari davanti servirebbe uno alla Higuain. «Perché non lo compro? Perché costa troppo», ha detto ieri il d.s. Sabatini ad alcuni tifosi a Fiumicino. Chiusura sul futuro, il prossimo anno potrebbe arrivare come consulente Ed Lippie, preparatore atletico dei Boston Celtics. Considerando ciò che è successo in questa stagione con la preparazione atletica, una novità inevitabile.